Già ne ho parlato spesso di interferenti endocrini nell’alimentazione e nello stile di vita, i quali possono essere causa importante di disfunzioni fisiologiche e malattie autoimmuni. Ora vi parlo di alcuni metalli e del cadmio, spesso trascurato ma da non sottovalutare. Buona lettura!
I metalli tossici per il nostro organismo
Tre metalli tossici a cui gli umani sono comunemente esposti includono mercurio, cadmio e piombo: questi sono noti per influenzare molte malattie e condizioni, tra cui malattie autoimmuni, cancro, malattie neurologiche, renali e ossee. L’esposizione a questi metalli può influire sulla salute umana a causa dei vari meccanismi d’azione, compresa la loro possibile alterazione dell’espressione genica. Nonostante la maggior parte della popolazione abbia un’esposizione moderata a questi metalli, che equivale a circa 1 μg / kg / giorno per Pb, 0,30-0,35 μg / kg / giorno per Cd e circa 0,12 μg / kg / giorno per Hg totale, è importante caratterizzare il modo in cui il corpo umano reagisce all’esposizione. A livelli di esposizione che sono comuni nella popolazione generale, sono state osservate le associazioni di alcuni di questi metalli con stati patologici: di alcuni tra questi ve ne parlo proprio in questo articolo.
Cadmio: interferente endocrino da non trascurare
Il cadmio (il cui simbolo chimico è Cd) è un metallo bianco argenteo e malleabile presente in tracce nella crosta terrestre, nell’aria e nell’acqua. Il suo nome deriva da quello della città di Cadmo, vicina a Tebe, dove veniva estratto nell’antichità. Poiché reagisce facilmente con altri elementi formando vari composti, alcuni dei quali tossici, il cadmio si trova raramente nella sua forma pura, o elementare. La forma minerale primaria del metallo è il solfuro di cadmio; i due composti di cadmio che si dissolvono facilmente nell’acqua sono il solfato e il cloruro di cadmio.
La popolazione generale può essere esposta al cadmio attraverso:
- cibo e acqua potabile contaminati
- fumo attivo e passivo di sigaretta, le foglie di tabacco infatti accumulano il cadmio dal suolo
- inalazione di polvere e fumi, soprattutto per le persone che vivono vicino a industrie che lavorano o emettono cadmio.
Dove si trova negli alimenti?
Gli alimenti rappresentano oltre il 90% dell’esposizione umana al cadmio poiché entra nella catena alimentare attraverso terreni agricoli e fonti d’acqua contaminate, soprattutto nelle vicinanze di alcune industrie. In generale, verdure a foglia larga come lattuga e spinaci, ma anche patate e cereali, arachidi, semi di soia e semi di girasole contengono alti livelli di cadmio. Esso, inoltre, può accumularsi negli organismi acquatici (soprattutto crostacei e molluschi) e nelle frattaglie (fegato e reni) degli animali da macellazione.
Quali sono le altre fonti attraverso cui si può venire a contatto col cadmio?
In media, in Europa, attraverso una dieta normale o onnivora le persone assumono con il cibo 2-3 microgrammi (µg) di cadmio per chilo di peso corporeo alla settimana; nei vegetariani e ancor più nei vegani il livello è circa raddoppiato a causa di un più elevato consumo di cereali, frutti con guscio (ad esempio, noci, mandorle) e altri semi oleosi.
L’ingestione del cadmio attraverso l’acqua è, generalmente, 10 volte inferiore rispetto a quella associata al cibo.
Una minima parte della quantità di cadmio introdotta con gli alimenti può derivare anche dall’utilizzo di utensili e attrezzature, sottoposti a cadmiatura (vale a dire rivestiti con un sottile strato di cadmio metallico), adoperate nella lavorazione e preparazione dei cibi.
I fumatori di sigarette, in genere, hanno un’esposizione più alta rispetto alle persone che non fumano; i livelli di cadmio sono 1-2 microgrammi (µg) per sigaretta di cui il 10% viene inalato e il 5% viene assorbito. Il cadmio inalato attraverso il fumo di sigaretta è più facilmente assorbito del cadmio ingerito attraverso il cibo o l’acqua.
L’esposizione professionale al cadmio si verifica, invece, principalmente durante i processi industriali che implicano il riscaldamento di materiali contenenti cadmio come la fusione, la placcatura elettrolitica, la produzione di batterie o la produzione e uso di pigmenti. Il rischio varia, ovviamente, a seconda del luogo di lavoro.
Individui con bassi livelli (carenza) di ferro nel sangue assorbono più cadmio dal tratto gastrointestinale.
Cadmio e tiroide
Gli esseri umani sono esposti a un numero significativo di sostanze chimiche sospettate di produrre disturbi nell’omeostasi degli ormoni, e una tra queste sostanze che distruggono la tiroide è il cadmio (Cd), un metallo ubiquitario tossico che si dimostra agire come distruttore della tiroide e cancerogeno sia negli animali che nell’uomo. Si è visto che esso sia in grado di provocare cambiamenti istologici e metabolici nella ghiandola tiroidea. Inoltre, è stata ipotizzata anche l’influenza del Cd sull’omeostasi tiroidea a livello periferico. Nella tiroide, il Cadmio ha dimostrato di attivare o stimolare l’attività di vari fattori, portando ad un aumento della proliferazione cellulare e ad una riduzione della normale attività apoptotica, quindi conseguenze che possono spaziare dall’attacco autoimmune verso la ghiandola alla genesi di formazioni tumorali.
I rimedi naturali contro i metalli pesanti, per depurare un organismo malato, sono molti.
Il più noto sistema è legato alla valenza della vitamina C che, grazie alla sua formazione chimica, è in grado di legare con i metalli pesanti come mercurio, piombo e cadmio, impedendone l’assorbimento. Bere una buona dose di succo di limone può apportare elevati benefici al soggetto, grazie alle proprietà vitaminiche depurative di questo agrume.
Sono noti anche gli effetti benefici dell’uso del cardo mariano. Questo prodotto naturale, ricco di silimarina, protegge il fegato ed i reni dai danni delle tossine e dei metalli pesanti. Inoltre la sostanza contro gli agenti ossidanti in essa contenuta, chiamata sibilina, ha un ruolo fondamentale nella disintossicazione.
I fiori di Bach e gli oli essenziali sono altri rimedi particolarmente validi contro l’intossicazione. Gli oli essenziali sono ottimi chelanti naturali, il che significa che disintossicano l’organismo in profondità, per un periodo abbastanza lungo.
Dott. Francesco Garritano