01.
L'IMMUNONUTRIZIONE
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02.
IL SISTEMA
IMMUNITARIO
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03.
ORMONI ED
INFIAMMAZIONE
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04.
ACCORTEZZE
DA SEGUIRE
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05.
NUTRIENTI MODULATORI
DEL SISTEMA IMMUNITARIO
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06.
L'AIUTO CHE
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07.
MENU CHE FORTIFICA
IL SISTEMA IMMUNITARIO
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4. Quali accortezze bisogna seguire?

Se noi ci pensiamo bene, i nostri antenati, gli uomini primitivi, non aveva certo l’abbondanza di carboidrati e zuccheri raffinati che abbiamo oggi, ma la loro alimentazione era più improntata sul consumo di proteine, frutta e verdura. Quindi, come dico sempre ai miei pazienti, per mantenere la calma insulinica bisogna consumare cibi il meno raffinati possibili, preferendo l’integrale e ai carboidrati bisogna sempre associare la giusta quantità di proteine. Un’altra regola importante è quella di consumare frutta con la buccia o verdura cruda prima dei pasti, in modo tale da creare una maglia di fibre (importanti anche per un microbiota in salute, come vedremo più avanti) che trattiene gli zuccheri.

Gli zuccheri, infatti, sono dei disturbatori endocrini poiché stimolano la produzione di insulina che è l’ormone pro-infiammatorio per eccellenza e, a causa dell’eccessiva produzione di insulina si viene ad instaurare una situazione di insulino-resistenza che induce iperglicemia associata ad attivazione della perossidazione lipidica con prodotti di glicazione e lipossidazione proteica, aumento dei radicali liberi e conseguente danno cellulare; ha effetto sull’inibizione dell’NO sintetasi riducendo così l’azione di detossificazione dei radicali liberi, vasocostrizione  e conseguente ipossia tissutale e danno endoteliale.

Un altro disturbatore endocrino è l’esposizione del nostro organismo sempre agli stessi alimenti, come avviene per il glutine, ad esempio, in cui si avrà lo sviluppo di una gluten-sesitivity, come vedremo in maniera più approfondita nella parte riguardante la Leaky Gut Syndrome.

Da non sottovalutare lo sport! Ritornando sempre ai nostri antenati, loro erano cacciatori e di sicuro non c’era la sedentarietà che abbiamo oggi. Lo sport è importante per abbassare la glicemia perché induce l’esposizione dei recettori per il glucosio a livello muscolare senza, però, stimolare la secrezione dell’insulina.

Per capire al meglio come gestire la leptina dobbiamo anche considerare i disturbatori endocrini della leptina.

Quali sono i disturbatori endocrini?

I disturbatori endocrini sono delle sostanze che interferiscono con il normale ciclo dei nostri ormoni e li ritroviamo nell’acqua, nell’aria, nelle onde elettromagnetiche della tecnologia, la resistenza insulinica è anche un disturbatore che, come abbiamo visto, è strettamente connessa alla leptina, una vita troppo sedentaria come anche un eccesso di sport e tanti altri.

Quale altro prodotto del tessuto adiposo influisce sul sistema immunitario?

Il tessuto adiposo è ormai ampiamente riconosciuto come un vero e proprio organo endocrino, cioè un organo in grado di secernere numerose molecole. Nei casi di iperplasia e ipertrofia del tessuto adiposo, condizione in cui si ha aumento del numero e del volume delle cellule di grasso, si ha attivazione macrofagica, insufficiente vascolarizzazione, ipossia a cui segue lo stimolo infiammatorio, in particolare questa azione pro-infiammatoria è dovuta al rilascio di molecole che richiamo macrofagi (MCP-1); attivando i macrofagi si avrà maggiore produzione di citochine infiammatorie (TNF-α, IL-6, PAI-I, TGF-β, IL-1). L’adipocita, in condizioni di alterazione, riduce anche la produzione di adipochine antinfiammatorie come:

Adiponectina: La sua azione anti-infiammatoria avviene attraverso AMP-chinasi e riduzione di PPAR, bloccando la via angiotensina-aldosterone-ET1-NF-kB.

Resistina: Quando il nostro organismo sta combattendo contro un agente estraneo, come abbiamo visto prima, una delle cellule che lotta è il macrofago. I macrofagi, insieme alla loro azione nel fagocitare l’agente estraneo, producono la resistina. Questo ormone agisce andando a bloccare i recettori dell’insulina inducendo, appunto, insulino-resistenza (infiammazione) e quando è associato a ipertensione arteriosa riduce la produzione di NO, aumenta quella dell’angiotensina II con conseguente vasocostrizione, aumento dell’aldosterone e ritenzione di sodio a livello renale, aumenta il cortisolo e di altre molecole infiammatorie.

Vediamo altri ormoni che modificano il nostro sistema immunitario

Cortisolo

Il cortisolo è un ormone steroideo prodotto dalle ghiandole surrenali ed è, per eccellenza, l’ormone dello stress che, quando viene attivato ha molteplici effetti negativi, e lo stress è all’ordine del giorno nella vita moderna!

Vediamo i suoi effetti sull’organismo: come abbiamo visto prima, il cortisolo dovrebbe spegnere la risposta immunitaria, ma se questo è alterato, anche il sistema immunitario ne risente. Ma la sua azione non si ferma qui:

  • Ha azione diretta sul sistema immunitario stimolando i linfociti T helper;
  • ha azione sul metabolismo glicolipidico con conseguente iperglicemia e ipercolesterolemia endogena;
  • riduce la produzione del collagene e della matrice ossea accelerando l’osteoporosi;
  • induce catabolismo proteico comportando sarcopenia e incremento dell’adiposità viscerale;
  • ha azione neurocatabolica;
  • altera la produzione di ormoni sessuali, quindi testosterone, estrogeni e progesterone;
  • altera gli ormoni tiroidei;
  • ha azione sinergica con altri ormoni infiammatori dell’asse aldosterone-renina angiotensina (aumenta la produzione del mineralcorticoide con conseguente incremento della ritenzione idrica per assorbimento di sodio e perdita di potassio).

Quando aumenta il cortisolo?

Fattori che possono aumentare il cortisolo sono, non solo banalmente una giornata stressante, ma anche attività fisica intensa, digiuno prolungato, ed anche sbalzi del ciclo sonno-veglia.

Non pensiamo, però, che il cortisolo sia solamente negativo, infatti i suoi livelli seguono dei ritmi circadiani e, nelle giuste quantità, contribuisce nel mantenere l’omeostasi dell’organismo. Il problema sussiste quando è cronicamente elevato, poiché induce nel nostro organismo una situazione di “fuga” modificando, quindi, il metabolismo del glucosio: per fuggire abbiamo bisogno di energia! (Così ragiona il nostro organismo). Questa condizione, a lungo andare, instaura una situazione di insulino-resistenza e, come abbiamo visto prima, essendo insulina e leptina strettamente correlate, ritroviamo la condizione di leptino-resistenza.

I livelli di cortisolo seguono un ciclo circadiano, ad esempio sono minime la mattina appena svegli e aumentano durante il giorno. Ma non solo il cortisolo ha questo andamento, ma tutti gli ormoni prodotti dall’ipotalamo. Anche il microbiota intestinale segue dei ritmi circadiani, infatti ogni giorno mi impegno a far capire ai miei pazienti l’importanza di rispettare la crononutrizione, di non saltare mai i pasti e di rispettare ciò che gli antichi dicevano “colazione da re, pranzo da principe e cena da povero”.

Come tenere a bada il cortisolo?

Sicuramente per la questione insulina/leptina valgono i consigli accennati prima. Ma per il cortisolo non basta questo! Bisogna migliorare sicuramente il sonno, quindi evitare a cena tutti gli alimenti eccitanti, evitare anche i carboidrati, non andare a dormire troppo tardi e non addormentarsi con luci di tv o cellulari in quanto disturbano il sonno. Bisognerebbe anche evitare l’attività fisica troppo tardi la sera perché aumenterebbero i livelli di adrenalina e disturberebbero il nostro sonno.

Prolattina

Prodotta dall’ipofisi anteriore, ha la funzione di promuovere l’allattamento e lo sviluppo della ghiandola mammaria nella gravidanza. In condizioni alterate inattiva l’asse tiroideo, altera l’asse dell’aldosterone con conseguente ritenzione idrica; altera gli ormoni estrogenici e progestinici con alterazioni del ciclo mestruale; provoca anche neuroinfiammazione con alterazione del sonno e dell’umore.

Ormone tiroideo

In particolare fT3 o triiodiotironina che oltre ad avere azione sinergica con l’asse dello stress ACTH-cortisolo, esso risponde anche a fattori metabolici, ormonali e immunitari come anemia, iperprolattinemia, situazioni di autoimmunità come celiachia.

Melatonina

Svolge un ruolo antinfiammatorio grazie all’azione antiossidante, una regolazione tra cervello, apparato endocrino e sistema immunitario mediante la sintesi di una proteina chiamata MIO (simile alle endorfine) la quale svolge azione stimolante nella produzione di IL-10 con azione antinfiammatoria; sopprime il cortisolo nelle situazioni di stress.

Interleuchina-1 (IL-1)

Ha effetto su CRH stimolando l’asse dello stress; incrementa l’ormone della crescita e la prolattina; riduce la funzione della tiroide e delle gonadi; aumenta il consumo di dopamina, norandrenalina, serotonina. Elevati valori di IL-1 a livello cerebrale sono associati a depressione e disturbi del comportamento alimentare. Come abbiamo visto prima anche la riduzione di serotonina aumenta i disturbi dell’umore

Come influisce l’epigenetica?

Solo il 25-30% del nostro patrimonio genetico rimane immodificato, il restante 70-75% è fortemente condizionato dall’ambiente circostante. In questi termini, anche i gemelli omozigoti possono considerarsi diversi. Tra i fattori dello stile di vita in grado di modificare in senso epigenetico il nostro stato di salute sono alimentazione, attività fisica, stress psicologico, assunzione di farmaci, esposizione a inquinanti.

Negli ultimi anni le ricerche si sono incentrate sulla correlazione delle modificazioni epigenetiche e insorgenza di malattie infiammatorie croniche dell’intestino, in particola RNA non codificanti e metilazione del DNA. Da questi studi è comunque emerso che la genetica da sola non basta nell’insorgenza di queste patologie. Ѐ stata studiata la differente espressione dei mi-RNA nei pazienti sani e in quelli affetti da patologie infiammatorie dell’intestino e, inoltre, i micro-RNA nel sangue periferico sono stati suggeriti come biomarcatori nella diagnosi di queste patologie.

Gli alimenti possono modificare la trascrizione dei geni?

Ѐ noto che la dieta sia in grado di influenza l’epigenetica e l’espressione dei geni, ad esempio i polifenoli sono in grado di modificare l’espressione genica e la metilazione del DNA, ad esempio i polifenoli de tè verde si sono dimostrati in grado di inibire l’attività della DNA metiltransferasi. Altri effetti epigenetici sono stati dimostrati dalla curcumina. La metilazione del DNA è anche influenzata dai precursori dell’S-adenosilmetionina, come metionina, acido folico, colina, betaina, vitamine B2, B6 e B12.

Probabilmente il modo in cui i batteri commensali influiscono sull’epigenetica è attraverso la produzione di metaboliti che arrivano in circolo. Di conseguenza l’immunonutrizione è indicata come terapia migliore nel trattamento delle infiammazioni croniche intestinali. Anche se sono necessari maggiori studi su come i nutrienti siano in grado di modulare l’epigenetica.

I nutrienti che modulano il sistema immunitario

Carenze di zinco e vitamine A e C riducono l’attività delle cellule T natural killer, mentre la supplementazione di vitamina C e zinco ha migliorato la loro funzione. La vitamina D ha anche mostrato azione protettiva nell’invasione dell’epitelio intestinale da parte di microbi. Infatti la carenza di vitamina D è stata ritrovata nell’82% di pazienti con patologie infiammatorie dell’intestino; in particolare uno studio recente ha dimostrato che l’integrazione di vitamina D3 ha ridotto il TNF α.

Lo zinco è coinvolto nel controllo della replicazione e trascrizione del DNA e controlla la trasduzione del segnale in seguito ad attivazione delle cellule T.

La carenza di selenio riduce la produzione di anticorpi, mentre l’integrazione migliora le risposte delle cellule T e aumenta la sintesi di anticorpi. Ѐ noto anche per i suoi effetti antiossidanti.

La carenza di ferro porta a una risposta proliferativo difettosa delle cellule T e ad una ridotta produzione di citochine da parte dei linfociti. Da notare che il ferro, però, ha anche dimostrato di aumentare l’incidenza di patologie infiammatorie intestinale e carcinogenesi aumentando lo stress ossidativo.

Altri nutrienti spesso studiati nell’immunonutrizione sono arginina, glutammina (importante anche per ristabilire l’integratà della parete intestinale che, come vedremo, se alterata ha conseguenze negative anche sulla risposta immunitaria), amminoacidi a catena ramificata, acidi grassi omega-3 in grado di modulare le cellule del sistema immunitario e la produzione di citochine pro e antinfiammatorie.

Valutiamo in maniera più approfondita il ruolo di questi nutrienti nel modulare la risposta immunitaria.

La vitamina D: un modulatore del sistema immunitario

Approfondiamo meglio il ruolo della vitamina D. Essa è conosciuta principalmente per regolare il metabolismo di calcio e fosforo, quindi la si conosce per il suo ruolo nella formazione ossea. In realtà è in grado di modulare anche la risposta immunitaria sia innata ce adattativa agendo su monociti, macrofagi, cellule dendritiche, linfociti T e B. La vitamina D, ormai riconosciuta più come ormone, viene sintetizzata maggiormente dalla pelle tramite esposizione al sole, ma vi sono anche alcune fonti alimentari come vedremo. La sua azione avviene in seguito al legame con i suoi recettori (VDR), i quali, una volta attivati, interagiscono con i recettori per i retinoidi (RXR). I VDR sono stati identificati in ossa, pelle, intestino, reni, cervello, occhi, cuore, pancreas, tessuto adiposo, tiroide, surrene ed anche nelle cellule del sistema immunitario.

Ad esempio monociti e macrofagi sono importanti cellule della risposta immunitaria innata e la vitamina D è in grado di indurre differenziazione di monociti e migliorare il movimento e la capacità di fagocitare dei macrofagi.

A livello delle cellule dendritiche uno studio del 2010 ha dimostrato che la vitamina D ha aumentato l’espressione del recettore del mannosio, una molecola coinvolta nella captazione dell’antigene di agenti patogeni ed è anche in grado di modulare la produzione di citochine che guidano la differenziazione di cellule Th1 e Th17, migliorando il rilascio di citochine antinfiammatorie e inibendo quello delle citochine pro-infiammatorie come TNF-alfa, IL-1, IL-6, IL-8, IL-12.

La vitamina D ha anche dimostrato di modulare la proliferazione, la differenziazione e la produzione di anticorpi da parte di linfociti B. La teoria sull’azione sul sistema immunitario della vitamina D è che questo non dipenda dalla concentrazione a livello sistemico ma dalla presenza nelle cellule immunitarie di enzimi che metabolizzano la vitamina D dalla forma inattiva a quella attiva, esplicando così la sua funzione di modulazione sul sistema immunitario. Ѐ importante notare però che la suscettibilità delle cellule immunitarie, come monociti e macrofagi, alla vitamina D dipende strettamente dal grado di differenziazione/maturazione delle cellule.

Le concentrazioni, in particolare la carenza di vitamina D sono, quindi, strettamente correlati a malattie autoimmuni, malattie infiammatorie croniche intestinali.

Vitamina A

Come abbiamo visto, il recettore della vitamina D, per agire, interagisce con il recettore per i retinoidi (VDR-RXR) quindi anche la vitamina A ha un importante ruolo nel modulare il sistema immunitario. La vitamina la prendiamo, attraverso la dieta, sotto forma di retinolo, esteri retinoici e beta-carotene (dalle fonti vegetali). Questi subiscono azione di recettori (RALDH) e vengono attivati in forma di acido 9-cis retinoico e retinale. Questo recettore lo ritroviamo espresso anche a livello intestinale come nelle placche del Peyer, nei linfociti intraepiteliali e in quelli mesenterici, in cui migliora l’attività delle cellule dendritiche e delle cellule T regolatorie dove aiuta nella produzione di IgA con ruolo protettivo.

I metaboliti della vitamina A migliora l’attività delle cellule T e B; inoltre, in presenza di TNF l’acido retinoico migliora la maturazione delle cellule dendritiche

Selenio

Il selenio è un micronutriente essenziale con importanti attività antiossidanti e di modulazione del sistema immunitario migliorando sia la risposta umorale che cellulo-mediata. L’attività antiossidante avviene grazie all’attivazione della glutatione perossidasi, antiossidante naturale che aiuta a contrastare la formazione dei radicali liberi e, quindi, anche l’invecchiamento del sistema immunitario.

Glutammina

La glutammina è di solito considerata un amminoacido non essenziale, ma può diventare condizionatamente essenziale durate condizioni infiammatorie, infatti è fondamentale per la proliferazione, di fagocitosi e di secrezione delle cellule del sistema immunitario. L’essenzialità della glutammina dipende dal fatto che le cellule del sistema immunitario la usano come carburante per poter funzionare, oltre al glucosio.

In normali condizioni dietetiche, molto poco della glutammina assunta con la dieta entra nel flusso sanguigno. Le cellule epiteliali intestinali consumano gran parte della glutammina derivata dalla dieta e la usano come combustibile respiratorio (infatti la gluttammina è importante, come vedremo, per ristabilire la salute e la barriera intestinale). Tuttavia altri organi la possono sintetizzare, come il muscolo che ne sintetizza in grande quantità. La glutammina sintetasi nel muscolo scheletrico è suscettibile ai glucocorticoidi, quindi in condizioni di stress si avrà aumento dell’attività di questo enzima e aumento del rilascio di glutammina nel circolo sanguigno. Anche il TNF-alfa ha dimostrato di aumentare l’attività di questo enzima, correlando così l’aumento dell’uso di glutammina da parte delle cellule del sistema immunitario. La migliore funzionalità delle cellule del sistema immunitario è dovuta all’uso, da parte di queste, di NADPH, prodotto a partire, appunto, dalla glutammina. Di conseguenza aumentare l’introito di glutammina può aiutare fornisce un valido aiuto nella risposta immunitaria.

In quali alimenti ritroviamo questi nutrienti?

Zinco: ostriche, frutti di mare, funghi, pistacchi, mandorle, noci, arachidi, quinoa, miglio, anacardi, pinoli.

Vitamina A: un’importante fonte di vitamina A è il tuorlo d’uovo, mentre nelle fonti vegetali come verdure a foglia verde e frutta e verdure di colore arancione sono fonti di carotenoidi e beta-carotene.

Vitamina C: uva, ribes, papaya, ananas, fragole, agrumi, melone, mango, lamponi, mirtilli, kiwi, peperoni, broccoli, cavoli, cavolini di Bruxelles, cavolfiori, spinaci, cime di rape, verdure a foglia, zucca, pomodori.

Vitamina D: olio di fegato di merluzzo, pesci grassi come sgombro, aringhe, tonno, carpa, salmone, ostriche e gamberi, tuorlo d’uovo, funghi (unica fonte vegetale), fegato.

Selenio: germe di grano (ricche anche di vitamina E), mandorle, nocciole, noci, semi di girasole, aglio, tuorlo d’uovo, cereali integrali.

Ferro: legumi (se però è presente una problematica intestinale o un’aumentata permeabilità da valutare con opportuni test è meglio eliminarli in una prima fase della dieta), funghi, cereali integrali, verdura a foglia verde scura, carni come fegato, manzo, bresaola, prosciutto, pesci, molluschi e crostacei.

Frutta secca, ricca di zinco e selenio importanti per ridurre i livelli di anticorpi; è ricca anche di omega-3 che sono acidi grassi polinsaturi antinfiammatori per eccellenza, i quali si trovano anche in pesci grassi come il salmone, tonno, merluzzo, sgombro, sardine, aringhe, ma non solo di origine animale, ma anche i semi come quelli di lino sono ricchi di omega 3, le noci sono anche una fonte importante. Ad esempio potrebbe essere un’ottima abitudine consumare pesce azzurro più volte a settimana, mentre limitare il consumo di grassi animali che presentano maggiormente grassi saturi che come abbiamo visto inducono una risposta negativa nell’organismo. Un’altra buona abitudine potrebbe essere quella di aggiungere semi e noci alle insalate o nello yogurt a colazione.

Glutammina: è più abbondante in quegli alimenti ricchi in proteine come carne, pesce, uova… Ѐ un amminoacido non essenziale la cui sintesi avviene a partire da altri amminoacidi come ornitina, arginina, prolina, quindi per aumentare la produzione endogena di glutammina bisogna anche aumentare l’introito di alimenti contenenti arginina (carne come bresaola, pollo, tacchino, pesce, frutta secca, pinoli), prolina (parmigiano stagionato 30 mesi, uovo, semi di senape, semi di papavero, prezzemolo, kamut…). Un’importante fonte di glutammina, ma non solo, anche prolina, glicina è il brodo di ossa, infatti le nostre nonne lo preparavano spesso come rimedio per influenza, ma anche per rafforzare ossa, denti, capelli e unghie perché, oltre al contenuto di questi amminoacidi, è ricco di calcio, magnesio, fosforo, collagene, glicina, controidina. Come vedremo, essendo un’importante fonte di glutammina, è importante per la riparazione intestinale. Ovviamente è meglio fare questa preparazione con carne grass fed e/o biologiche.

Amminoacidi a catena ramificati: carne, pollo, bresaola, pesce, uova, parmigiano stagionato 36 mesi, ricotta di capra, yogurt (da preferire quello fatto in casa).

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