Il ferro, quando è carente, è causa di astenia, sonnolenza, problemi legati alla forza fisica e palpitazioni cardiache. Ma sapevate anche che una sua carenza è responsabile addirittura di problemi quali dismetabolismo, cattivo funzionamento degli assi ormonali e della composizione corporea? E perchè qualche particolare vitamina può onfluenzarne la sua presenza/carenza? Con questo articolo voglio parlarvi degli importanti ulteriori aspetti correlati a questo problema. Buona lettura!
Sappiamo bene che il ferro è un minerale essenziale per numerose funzioni metaboliche e fisiologiche all’interno del nostro organismo. L’anemia da carenza di ferro (anemia sideropenica) si verifica quando la perdita di ferro e il fabbisogno corporeo dello stesso non sono soddisfatti da fonti alimentari tali da impedire l’accumulo di ferro nell’organismo. Questo processo patologico è caratterizzato da alterata produzione di globuli rossi perché la concentrazione di emoglobina, la quale va appunto a costituirli, è anormalmente bassa.
Ci è anche ben noto che il ferro alimentare, insieme con le condizioni funzionali dell’intestino che ne permette l’assorbimento, rappresentano un fattore determinante dello stato di ferro. Quello che voglio sottolineare oggi con questo articolo sono i risultati di una recente ricerca la quale riporta un’associazione inversa tra la massa grassa e lo stato di ferro. Perché questo? Studi recenti hanno dimostrato che l’aumento della massa grassa potrebbe aumentare il rischio di anemia sideropenica, poiché ciò è dovuto al fatto che la ferritina è una proteina positiva di fase acuta. Cosa vuole indicare questo termine? Le proteine di fase acuta sono proteine presenti nel plasma sanguigno la cui concentrazione aumenta (proteine positive di fase acuta) o diminuisce (proteine negative di fase acuta) in presenza di infiammazione. La ferritina rientra tra questa tipologia appena citata, ed in particolare essa è una proteina positiva di fase acuta: quindi, capiamo bene che è elevata dall’infiammazione di basso grado che si verifica quando i tessuti adiposi sono ingranditi. Dato che, come ho speso riportato nelle mie conferenze e anche sul mio libro uscito di recente “La dieta anti-infiammatoria”, le malattie croniche su base infiammatoria stanno crescendo rapidamente, il fenomeno dell’esaurimento del ferro in relazione ai risultati di questa recente rilevazione è significtivo.
L’impatto che ciò può avere sul metabolismo è notevole. Partiamo col dire che il metabolismo è principalmente regolato dal sistema nervoso centrale, che rileva l’equilibrio energetico da un’ampia gamma di segnali umorali e neurali e controlla l’assunzione di energia e il metabolismo basale. La grelina e il polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente, due molecole segnale molto importanti tra le altre, sono due ormoni prodotti principalmente dall’intestino e sono secreti dal tratto gastrointestinale in risposta a un pasto. Le concentrazioni dell’ormone nell’intestino cambiano in modo anormale con la perdita di peso e le carenze nutrizionali, tra cui anche quella di ferro. Infatti, si è visto che la carenza di ferro è associata positivamente con l’adiposità , e quindi con l’infiammazione: così, una ridotta concentrazione di ferro e consecutivamente di emoglobina, ferritina, e ridotto livello di transferrina satura, sono stati osservati in individui obesi più spesso rispetto a soggetti normopeso .
E’ quindi chiaro che le interazioni tra gli ormoni del metabolismo basale (grelina, GIP, insulina, cortisolo, ormoni tiroidei), lo stato ematologico, la composizione corporea e il dispendio energetico durante l’anemia sideropenica consistente sono interconnessi tra loro da questo interessante network fisio-patologico descritto.
In alcuni soggetti si è rilevata anche una variazione della funzionalità tiroidea in seguito all’anemia sideropenica. Le alterazioni indotte dalla carenza di ferro nel sistema nervoso centrale danneggiano le risposte termoregolatrici che inducono la risposta dell’ormone tiroideo, diminuendo il metabolismo basale e l’aumento di peso. Il TSH può aumentare come meccanismo di compensazione per migliorare la produzione di T3 e T4.
Per questi motivi, è necessario non trascurare questo minerale dalla dieta. Tendenzialmente il flusso plasmatico di ferro ammonta a circa 30-40 mg al giorno per l’adulto; la biodisponibilità di ferro (ovvero la quota di ferro che può realmente essere assorbita e utilizzata dal nostro organismo) è limitata e dato che la quantità massima che può essere assorbita con la dieta in condizioni normali è di 3-4 mg al giorno, è necessario, oltre che alimentarsi in modo vario ed equilibrato per compensare tutte le richieste minerali nell’organismo, anche privilegiare l’assunzione di alimenti che aiutino l’assorbimento e il trasporto del ferro nell’organismo, quali ad esempio il rame, la vitamina C, l’acido folico e soprattutto la vitamina B6, che si può ritrovare nei cereali integrali, nei semi oleosi (come mandorle, noci e pinoli), nei legumi, nel tuorlo d’uovo e in alcune verdure. Al fine di permettere un migliore assorbimento di ferro, è necessario introdurre all’incirca 200 mg al giorno di vitamina C, soprattutto presente nella frutta e verdura di stagione, nonché negli agrumi, e a tal proposito anche il rame risulta essere, insieme alla vitamina B6 e alla vitamina C, un metallo fondamentale che permette di utilizzare le riserve di ferro che vengono solitamente accumulate a livello delle cellule del fegato (epatociti).
Particolare attenzione bisogna porre quando si è carenti di vitamina B12 e di sonseguenza, anche di ferro. Perchè?
Vitamina B12: che cos’è e a cosa serve
Può accadere che la vitamina B12 sia carente, anche molto più spesso di quello che si possa immaginare. La vitamina B12 serve per svolgere numerose funzioni all’interno del nostro organismo, si tratta infatti di una vitamina di importanza vitale. Quotidianamente, si può trovare tramite cibi di origine animale, e il fabbisogno giornaliero di vitamina B12 è di circa 2.4 microgrammi per i soggetti dai 14 anni in su, mentre per le donne che sono in attesa o che allattano, sale di molto il fabbisogno quotidiano, in relazione al fatto che parte dei nutrienti devono andare anche a prendere parte della nutrizione del bambino.
Tuttavia, mi capita spesso in studio ricevere pazienti che hanno i valori sierologici molto bassi di vitamina B12: è essenziale Per svariate ragioni però i livelli di questa vitamina possono scendere e questo non è un dato positivo: vediamo perché non va bene e come rimediare a questa carenza.
Se diamo un’occhiata alla letteratura scientifica in merito alla carenza di questo nutriente, subito ci rendiamo conto che, quando essa viene a mancare nei periodi di gravidanza, il feto avrà significativi problemi a livello nervoso (incompleto sviluppo del tubo neurale): ciò ci fa capire come i principali disturbi da una mancata corretta integrazione nella dieta della vitamina B12 possa condurre a problemi a carico delle funzioni metaboliche e del sistema nervoso. Vediamo, infatti, che essa assolve a numerose funzioni: metabolizzare i folati, i grassi e i carboidrati, produrre ormoni surrenali, sintetizzare i globuli rossi, agevolare l’assorbimento del ferro, garantire una corretta circolazione, agevolare la digestione, tutelare la salute riproduttiva.
Vitamina B12: cause e sintomi da carenza
Siccome la vitamina B12 è possibile ritrovarla solamente negli alimenti di origine animale, vediamo bene che i soggetti che si discostano da una dieta completa ed evitano i prodotti di origine animale (a meno che non venga integrata costantemente), possono incorrere in significative conseguenze da malnutrizione.
I sintomi della carenza di vitamina B12 possono essere: sensazione di stanchezza e mancanza di energie, sensazione di intorpidimento a mani, gambe o piedi che potrebbe indicare eventuali danni ai nervi, pelle dal colorito giallognolo, un’indicazione che i globuli rossi sono compromessi e quindi rilasciano un pigmento giallo, lingua gonfia, liscia, con numero minore di papille gustative, sensazione di instabilità e vertigini che fanno pensare ad un basso contenuto di ossigeno nel sangue legato ai bassi livelli di vitamina B12, disturbi alla vista come sfocatura, visione doppia e ombre nel campo visivo causate da danni al nervo ottico, perdita di memoria se non hai altre motivazioni cliniche, problemi mentali come psicosi, depressione, ansia e allucinazioni, anemia.
Le cause più comuni che possono condurre alla carenza della stessa possono anche essere dovuti ad una cattiva assimilazione della stessa a livello enterale. In questo caso, bisogna indagare più a fondo sul problema, e valutare le seguenti condizioni: oltre all’alimentazione vegetariana e vegana di cui parlavo prima, bisogna considerare eventuali problemi intestinali o infiammazioni intestinali che impediscono il corretto assorbimento del cibo, disbiosi intestinale che causa una minor produzione di vitamine del gruppo B da parte dei nostri batteri amic, gastrite atrofica o ipocloridria; si può ritrovare in pazienti che hanno subito bypass gastrico con un sistema digestivo alterato, in seguito ad anemia perniciosa (condizione autoimmune), alcuni farmaci (antiacidi, metformina), assunzione eccessiva di alcool, assunzione eccessiva di caffè, esposizione a ossido di azoto e a metalli pesanti.
La nutrizione è la strada più sicura per risolvere la maggior parte dei problemi legati al nostro metabolismo e alla nostra fisiologia.
Dott. Francesco Garritano