Lo sapevi che nella tiroidite di Hashimoto incide tanto l’epigenetica?

Lo sapevi che nella tiroidite di Hashimoto incide tanto l’epigenetica?

 

Su Facebook è presente  un gruppo (con quasi 80.000 membri) che ha lo scopo di supportare chi soffre di questa patologia, che danneggia non soltanto la tiroide, ma ostacola anche la vita quotidiana poiché causa umore basso, depressione e stanchezza frequente. Ma quali sono le cause e come si può trattare con l’alimentazione? 

Cause della tiroidite di Hashimoto

Prima di spiegare le cause, vorrei soffermarmi sul significato della parola autoimmune. Sappiamo che il sistema immunitario si occupa di difenderci dagli organismi patogeni, generando una reazione che li distrugge; quando, però, si parla di autoimmunità si intende l’attività del sistema immunitario contro i propri organi, quindi non più contro agenti esterni, ma contro qualcosa di “self”, ovvero di proprio. Essa è tra le più comuni e frequenti patologie tiroidee, la prima causa di ipotiroidismo primario, specie nelle aree geografiche a scarso apporto iodico, con una prevalenza del 5-15% nelle donne e del 1-5% negli uomini.

La tiroidite di Hashimoto è una delle patologie autoimmuni più diffuse, corrispondente al 30% delle stesse, che si verifica con la progressiva distruzione della ghiandola tiroidea ad opera di anticorpi anti-Tireoglobulina, anti-Tireoperossidasi e di citochine infiammatorie che rendono cronico il processo, generata da una reazione immunitaria cellulo-mediata e anticorpale. Ma cosa causa o esacerba l’infiammazione? Tempo fa ho scritto un articolo su come alcune nostre abitudini sbagliate possano compremettere il nostro stato di salute, leggete cliccando qui.

Le cause della tirodite autoimmune possono essere di tipo genetico ma anche ambientale; perché se è vero che la predisposizione genetica aumenta la suscettibilità alla patologia, anche fattori esterni possono scatenarla. Infatti, un’infezione virale della famiglia dell’Herpes Virus o una condizione di permeabilità intestinale, definita leaky gut, può indurre una risposta autoimmune; nel primo caso, in seguito ad una riattivazione del virus, che dopo l’infezione va in stato di quiescenza, ma che può riattivarsi scatenando una risposta autoimmune, nel secondo caso la situazione è un po’ più complicata. Importanti possono essere anche le modificazioni epigenetiche, ambientali e del nostro stile di vita, le quali possono direttamente agire sul nostro asset tiroideo modificando dei segnali che arrivano direttamente sul nostro genoma (metilazioni, ecc), quindi particolare importanza assume anche l’ambiente e le pratiche che noi adottiamo nello stile di vita.

Immaginate l’intestino come un insieme di cellule (enterociti) separate da giunzioni strette che regolano il passaggio di cibo e tossine nel sangue, in particolar modo, immaginate una proteina regolatrice di queste tight junctions definita Zonulina. Quando questa aumenta, anche le giunzioni saranno maggiormente allentate, per cui in circolo passeranno non solo le sostanze nutritive, ma anche batteri, tossine, glutine ed altre sostanze non self, attivando una risposta anomala del sistema immunitario. Ad aumentare la zonulina sono il glutine, la SIBO o disbiosi intestinale, l’infiammazione e le tossinfezioni, da ricercare come cause di una maggiore permeabilità intestinale e, quindi, di insorgenza di patologie autoimmuni.

Come diagnosticare la Tiroidite di Hashimoto

La patologia non si presenta subito sotto forma di ipotiroidismo clinico se si è generata da poco, infatti, il primo stadio è rappresentato da eutirodismo, per poi passare a tireotossicosi (causata dalla liberazione di ormoni T3 e T4 dai follicoli distrutti), ipotiroidismo subclinico (TSH alto, T3 e T4 normali) e poi ipotirodismo manifesto (TSH alto, T3 e T4 bassi), per cui la sintomatologia è molto variabile.

Oltre a verificare gli ormoni TSH, T3, T4, fT3 e fT4, bisogna anche ricercare gli anticorpi anti-Tireoglobulina, anti-Tireoperossidasi ed anti-TSH che ci danno maggiori informazioni sul percorso della patologia. Inoltre, in caso di tiroidite è necessario dosare anche alcuni minerali e vitamine che potrebbero essere insufficienti, quali il selenio, lo zinco, lo iodio, la vitamina A e la vitamina D, che rallenterebbero le funzionalità tiroidee.

Trattamento nutrizionale

Il trattamento della patologia deve mirare dapprima ad una detossificazione dell’organismo, per consentire una maggiore conversione di T4 a T3 nel fegato e nell’intestino, per poi debellare l’infiammazione che colpisce l’intero organismo in contemporanea al ripristino della barriera intestinale.

Debellando l’infiammazione, sarà possibile far abbassare il valore degli anticorpi anti-tiroide facendo scomparire i sintomi tipici dell’ipotiroidismo, quindi, spesso consiglio di sottoporsi al test Recaller che misura l’infiammazione da cibo per stilare poi una dieta di rotazione che possa restituire la tolleranza agli alimenti che generano un incendio nel corpo. Inoltre, cibi come il glutine ed i latticini insieme agli altri alimenti pro-infiammatori dovranno essere eliminati, mentre altri che aumentano il danno intestinale saranno dapprima eliminati e poi reintrodotti (solanacee, legumi, frutta secca). Infatti, prima di procedere al piano alimentare, chiedo ai miei pazienti di effettuare il test della permeabilità intestinale, in modo da intervenire anche sulla barriera intestinale tramite determinati integratori. Quali sono i cibi NO per la tiroide? Scopriteli cliccando qui.

Ovviamente non bisogna trascurare l’individualità, poiché ogni protocollo deve essere adeguato alle esigenze del soggetto che abbiamo di fronte, per cui ognuno di voi dovrebbe seguire un piano alimentare personalizzato, senza generalizzazioni.

Sintomi della Tiroidite di Hashimoto

Ma quali sono i sintomi della Tiroidite di Hashimoto? Spesso sono veramente tanti così da confondersi con quelli relativi ad altre patologie. Nel mio secondo libro, in cui parlo di come trattare l’autoimmunità tramite l’alimentazione, ne parlo e  spiego poichè ogni sintomo merita di essere menzionato. In caso di ipotiroidismo manifesto causato da tiroidite di Hashimoto, i sintomi principali e che ogni persona che si rivolge a me mi comunica sono: l’aumento di peso o la difficoltà a perdere peso, il gonfiore addominale o disturbi digestivi, depressione e alterazioni dell’umore, attacchi di panico, spossatezza, ritenzione idrica, perdita dei capelli, intolleranza al freddo, ma anche al caldo, cefalea, scarsa concentrazione, scarsa memoria, dolori muscolari e articolari, ipersudorazione, capelli fragili e secchi, irregolarità mestruale, bradicardia o tachicardia, riflessi rallentati, ma anche altri sintomi collegati alla causa intestinale di questa patologia, quali il gonfiore, l’alvo stitico o diarroico candidosi, cistiti o vaginiti ricorrenti, dolori addominali.

I miei pazienti che soffrono di patologie tiroidee mi chiedono, inoltre, se possono andare tranquillamente al mare o se questo ambiente peggiora le condizioni della ghiandola tiroidea. Vi sono diversi miti da sfatare per quanto riguarda l’argomento e lo farò nell’articolo che potrete leggere cliccando qui.

Infine, la difficoltà ad avere figli è un problema molto diffuso al mondo d’oggi; gli aborti o il mancato concepimento possono essere causati da diverse ragioni, molto spesso da un alterato funzionamento degli assi metabolici, quindi anche da un rallentamento della tiroide. Come fare per ripristinare l’equilibrio e consentire l’instaurarsi di una gravidanza? Leggete l’articolo cliccando qui per saperne di più.

Si può trattare la tiroidite di Hashimoto?

L’argomento era stato già trattato, per cui vi invito a leggere l’articolo cliccando qui. Trattare la patologia facendo scomparire i sintomi si può.

Inoltre come dobbiamo trattare l’ipotiroidismo? Seguendo pochi semplici passi e valutando la patologia all’interno di un network non come unica ed isolata. Leggete l’articolo cliccando qui.

Dott. Francesco Garritano

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