DIETA OCCIDENTALE (WD) è un termine ampio che definisce un moderno modello di alimentazione tipico delle società occidentali, basato su cibi ultra-processati pronti per il consumo, realizzati con sostanze raffinate, ricchi di carboidrati semplici (principalmente zuccheri semplici), sale, grassi (principalmente acidi grassi saturi) e colesterolo. Questo modello alimentare è anche povero di cereali, fibre e contenuto di acidi grassi mono e polinsaturi (MUFA, PUFA), inclusi gli acidi antinfiammatori omega-3, -6 e -9. Inoltre, la WD influisce in modo significativo sul funzionamento dell’intestino e del microbiota intestinale commensale, portando così indirettamente a una riduzione dell’assorbimento di nutrienti e vitamine forniti con gli alimenti.
Sindrome metabolica indotta dalla dieta occidentale e dall’ infiammazione sistemica
Numerosi studi hanno dimostrato che la dieta occidentale è distruttiva per le condizioni di salute generali. La dieta occidentale induce alterazioni quali obesità, steatosi epatica non alcolica (NAFLD), iperglicemia, resistenza all’insulina e ipertensione, sostenendo nel complesso la sindrome metabolica.
Queste condizioni evocano e potenziano uno stato infiammatorio sistemico di basso grado, caratterizzato da una maggiore attività delle citochine pro-infiammatorie periferiche. Inoltre, la dieta occidentale influenza la diversità e la funzionalità del microbiota intestinale e disbiosi intestinale indotta dalla dieta ha un impatto significativo sui processi correlati allo sviluppo di infiammazione sistemica di basso grado, favorendo a sua volta lo sviluppo della neurodegenerazione.
Infiammazione causata dal microbioma e interruzione dell’asse intestino-cervello
Una delle conseguenze della disbiosi del microbioma intestinale indotta dalla dieta occidentale è la compromissione della barriera epiteliale intestinale. L’aumentata permeabilità intestinale a sua volta determina la perdita di LPS derivata dal microbiota dall’intestino alla circolazione dove attiva il complesso di segnalazione CD14/TLR4/MD1 sulle cellule immunitarie che porta alla secrezione di citochine pro-infiammatorie, seguita dal successivo sviluppo di infiammazione sistemica, obesità e resistenza all’insulina.
Neuroinfiammazione
Mentre si possono riscontrare piccoli segni di neuroinfiammazione nel normale cervello che invecchia, numerosi dati mostrano che la neuroinfiammazione svolge un ruolo cruciale nello sviluppo nelle malattie neurologiche come la malattia di Alzheimer. La neuroinfiammazione si manifesta nel cervello come una forte attivazione dei sistemi infiammatori comprendenti citochine pro-infiammatorie, chemiochine e cellule gliali, sia microglia che astrociti reattivi. Tuttavia, le cause e il ruolo della neuroinfiammazione nella patogenesi della malattia di Alzheimer sono controversi e la nostra comprensione è attualmente in evoluzione.
Conclusioni
Con invecchiamento e INFLAMMAGING, alterazioni sistemiche comprendenti sindrome metabolica e disbiosi del microbiota intestinale sono tra gli scenari più probabili che guidano l’AD preclinico. In questo contesto ci si è concentrati sul ruolo di un singolo fattore ambientale: il modello alimentare noto come dieta occidentale, ed è stato scoperto che la dieta occidentale può svolgere un ruolo ancora importante nello sviluppo della malattia di Alzheimer. La dieta occidentale induce obesità, steatosi epatica non alcolica, ipercolesterolemia e resistenza all’insulina, che insieme costituiscono la sindrome metabolica. Parallelamente, la dieta occidentale innesca la disbiosi del microbiota intestinale. Queste condizioni esacerbano uno stato infiammatorio sistemico di basso grado e determinano un deterioramento della barriera ematoencefalica e del suo sistema di controllo dei flussi amiloidi dentro/dal cervello, aumentando il carico amiloide cerebrale. Inoltre, la trasmissione di molecole pro-infiammatorie e cellule immunitarie al cervello attraverso la BBB permeabile, seguita dalla NEUROINFIAMMAZIONE cerebrale, compromette simultaneamente due principali sistemi di clearance amiloide: la fagocitosi microgliale e il sistema glinfatico supportato da astrociti reattivi. Pertanto, i risultati esistenti documentano il ruolo della WD nella compromissione degli assi fegato-cervello e intestino-cervello e mettono in evidenza la concomitanza di due componenti principali della patogenesi dell’AD.
Sebbene esistano alcuni dati, i lavori futuri dovrebbero affrontare il ruolo di particolari componenti dietetici, come acidi grassi, colesterolo e zuccheri, in diverse fasi della progressione della patogenesi dell’AD. Studi futuri dovrebbero anche affrontare l’interazione tra fattori di rischio ambientali e genetici per l’AD.
Avere uno stile di vita in ottica anti-infiammatoria, compresa la nutrizione, è un ottimo supporto per evitare la neuroinfiammazione e di conseguenza preservare la salute (come le malattie neurologiche).
Dott. Francesco Garritano
Fonte bibliografica:
Więckowska-Gacek et al. Western diet as a trigger of Alzheimer’s disease: From metabolic syndrome and systemic inflammation to neuroinflammation and neurodegeneration. Ageing Res Rev. 2021 Sep.
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