Parlo spesso di ipotiroidismo, soffermandomi sulla tiroidite di Hashimoto, poiché sono argomenti che mi appassionano; per questo motivo, oltre ad aver scritto il mio secondo libro “La dieta anti-infiammatoria”, ho deciso anche di approfondirli tenendo un corso online sulla tiroide che si terrà domenica 24/05/2020. Nel frattempo, però, vorrei spiegarvi l’approccio a questo tipo di patologie. Buona lettura!
Esami clinici per la diagnosi di ipotiroidismo
Molto spesso si rivolgono a me pazienti che soffrono di queste patologie, mi parlano dei loro sintomi e mi mostrano le loro analisi, che nella maggior parte dei casi sono incomplete. Per avere un quadro clinico ben definito, per interpretare correttamente le analisi e non fare diagnosi poiché non sono un medico, servirebbero almeno i tre dosaggi più importanti: il TSH, l’ft3 e l’ft4. Il TSH è un ormone prodotto dall’ipofisi, che stimola la tiroide a produrre gli ormoni: se il TSH è alto significa che sta dicendo alla tiroide di produrre più ormoni perché insufficienti, se il TSH è, invece, basso l’ipofisi comunica alla tiroide che gli ormoni sono sufficienti o in eccesso quindi non deve più produrne. Gli ormoni della tiroide, invece, vengono indicati con la sigla ft3 e ft4, il primo è l’ormone biologicamente attivo per cui ci dice quanto è attiva la nostra tiroide; esiste, però, un altro ormone che ha una struttura simile all’ft3, chiamato Reverse T3 o rt3: si tratta dell’ormone inattivo, il freno della tiroide, poiché ha come scopo fisiologico quello di evitare un eccesso di ft3. Il problema che si presenta in caso di ipotiroidismo però è spesso un eccesso di rt3, causato dallo stress o da altri fattori, che contribuiscono a rallentare il funzionamento della tiroide.
Se si ha il sospetto di una patologia autoimmune, si dovrebbero dosare anche gli anticorpi Anti-TPO ed Anti-Tg, che valutano la presenza di una tiroidite di Hashimoto. Il processo autoimmune, però, non si presenta solo con ipotiroidismo, anche con eutiroidismo, ovvero la tiroide può funzionare bene, il problema resta l’alterazione del sistema immunitario, quindi, l’infiammazione.
Il network della tiroide
Nel mio libro “La dieta anti-infiammatoria” la tiroide non è stata considerata solo come un’unica ghiandola in grado di svolgere le sue funzioni isolandosi dagli altri organi, infatti i cambiamenti che avvengono negli altri distretti corporei possono alterare la sua funzione. Come detto prima, uno stress sia fisico che psicologico aumenta la concentrazione di cortisolo e di conseguenza anche di rt3, che rallenta la ghiandola, ma non solo. Infatti, non è da trascurare l’intestino, il nostro secondo cervello in cui si verifica il 20% di conversione dell’ormone T4 in T3, ovviamente solo se l’intestino è sano. Quindi in presenza di disbiosi, ovvero di alterazione della flora batterica intestinale o di leaky gut, di cui abbiamo già parlato diverse volte, la nostra tiroide potrebbe rallentare il suo funzionamento. Lo stesso vale per il fegato, sede in cui avviene il 40% della conversione, che deve essere quindi mantenuto in salute, controllando i diversi valori epatici e detossificandolo dall’accumulo di tossine che possono alterare le sue funzioni fisiologiche. Inoltre, tanti altri fattori non devono essere trascurati, quali gli ormoni della fertilità, che devono mantenersi in equilibrio: la dominanza estrogenica, ad esempio, è uno dei motivi per il quale rallenta la produzione di ormoni tiroidei.
Combattere l’autoimmunità e l’ipotiroidismo
Se, invece, i valori alterati sono proprio quelli da cui dipende l’autoimmunità, allora non dovremo solo ripristinare l’equilibrio ormonale, ma anche spegnere l’incendio che questi anticorpi hanno creato. Il sistema immunitario che non è più in grado di riconoscere le proprie cellule tiroidee le attacca, danneggiandole e non consentendo la fisiologica produzione di ormoni tiroidei. Per bloccare questo processo si dovrebbe seguire uno stile di vita antinfiammatorio, eliminando i cibi che possono aver creato un’infiammazione da cibo ed altri che contrastano il funzionamento della ghiandola tiroidea e che peggiorano la salute epatica ed intestinale.
Dopo aver risolto l’infiammazione si continuerà ad agire sulla stimolazione della ghiandola tiroidea, in modo naturale, tramite l’alimentazione di segnale. Infatti, consumando ad ogni pasto proteine di qualità, carboidrati integrali e fibre, scegliendo una colazione abbondante, un pranzo intermedio ed una cena leggera, eliminando gli zuccheri semplici per mantenere la calma insulinica, agiremo sulla liberazione dell’ormone leptina (prodotta dal tessuto adiposo) che a livello ipotalamico attiverà tutti gli assi metabolici, compreso quello tiroideo. Ovviamente, non è da trascurare insieme all’alimentazione, anche il movimento: l’attività fisica dovrà essere costante, aerobica ed anaerobica, anche per pochi minuti al giorno ma dovrà stimolare il nostro metabolismo.
Come scritto sopra, quando si parla di ipotiroidismo bisogna valutare diversi aspetti, non è semplice avere un quadro completo solo con il dosaggio del TSH. Siamo “macchine particolari” da valutare nella loro complessità!
Vi ricordo che potrete iscrivervi al corso sulla tiroide, seguendo queste indicazioni:
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✅Domenica 24 maggio, dalle ore 16 alle 19 su ZOOM.
?Quota €15+IVA.
?Posti limitati, max 50 – Attestato di partecipazione.
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– Fisiopatologia della ghiandola tiroidea
– Esami ed interpretazioni degli esami tiroidei
– Alimentazione per ipotiroidismo ed ipertiroidismo
– Alimentazione in caso di noduli e gozzo tiroideo
– La dieta antinfiammatoria per le patologie autoimmuni della tiroide
▶️Come partecipare?
Chiama al 392 009 2540 o scrivi a info@francescogarritano.it
Pagamento quota: Bonifico/Postapay
Dott. Francesco Garritano
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