Soffri di reflusso acido o biliare? Ecco come intervenire!

Soffri di reflusso acido o biliare? Ecco come intervenire!

Il reflusso gastroesofageo è un problema che si riscontra in maniera piuttosto frequente tra la popolazione, soprattutto nell’età adulta, che genera sintomi fastidiosi quali compromettono la qualità del benessere del soggetto che ne soffre. Ma come è connesso con l’intestino, con la SIBO, e come intervenire in merito a ciò? Nell’articolo ho dato indicazioni precise su come modulare lo stile di vita e l’alimentazione per trattare il reflusso. Buona lettura!

E’ oramai diffuso il problema del reflusso esofageo: chi è che non ne ha mai sentito parlare? La statistica ci suggerisce che almeno il 15 % della popolazione nei Paesi più sviluppati soffre di questo problema. Sarà una casualità?
Le cause scatenanti il reflusso gastroesofageo sono da ritrovarsi sia in fattori genetici, sia in fattori infiammatori del tratto esofageo, ma soprattutto nello stile di vita e nell’alimentazione svolta dalla persona: ciò incide molto sulla salute intestinale!
Mangiare in maniera sregolata, mangiare cibi eccessivamente pesanti e che irritano la barriera del tubo digerente, mangiare senza rispettare gli orari, poi lo stress cronico, la mancanza di attività fisica, il sovrappeso e l’obesità, l’abitudine di coricarsi subito dopo i pasti: sono tutte cause alla base della cattiva cura del proprio intestino, che possono portare nel tempo ad una disregolazione della normale composizione della flora microbica intestinale con proiezione verso i fenomeni di SIBO. La SIBO è tra i primi fattori che possono causare problemi di cambiamento del pH a livello dell’apparato digerente, di ipocloridria, con successive ripercussioni sul contenuto anche nelle vie digerenti superiori.
Purtroppo anche il cattivo utilizzo dei farmaci inibitori della pompa protonica gastrica, gli anti-infiammatori e gli antibiotici usati in maniera non controllata, e inoltre la presenza eventualmente dell’ernia iatale, sono tutti fattori che determinano il transito non controllato del contenuto gastrico a livello dell’esofago.

Come si presenta il reflusso gastroesofageo?

I sintomi che si riscontrano sono molteplici. Innanzitutto, si può avvertire il senso di bruciore all’interno del torace, in corrispondenza del livello sotto-sternale, rigurgito acido a livello buccale, difficoltà a deglutire le pietanze sia liquide che consistenti per il fastidio a cui si accompagna, bruciore a livello della gola, laringite, tosse persistente con risalita di acido, esofagite, addirittura in alcuni casi ulcerazioni dell’esofago con emorragie e riduzione della qualità del tono della voce. Quest’ultimo problema si presenta soprattutto perché il materiale che risale dallo stomaco nel tubo esofageo possiede un pH abbastanza basso, quindi acido, in quanto sono anche presenti i succhi acidi gastrici, che sono compatibili nell’ambiente gastrico ma non in quello esofageo.

Quando abbiamo un corpo infiammato, la sintomatologia del reflusso viene fortemente amplificata: alla base dell’infiammazione non vi sono solamente quelle passeggere a livello del tubo digerente, ma anche le malattie autoimmuni, le infiammazioni croniche dell’apparato digerente, con livelli elevati di infiammazione.

E che cos’è invece il reflusso bliliare?

Avviene a partire da un cattivo funzionamento a carico della cistifellea. Molti la trascurano e tanti non sanno cosa sia, parliamo oggi di un piccolo organo che ci aiuta a digerire: la colecisti. La cistifellea o colecisti o vescicola biliare è un organo di piccole dimensioni (7-10 cm di lunghezza) facente parte dell’apparato digerente; essa possiede il compito di immagazzinare la bile prodotta dal fegato la quale verrà poi utilizzata durante il processo digestivo. Dopo aver visto la colecisti cos’è ripassiamo un attimo la funzione della bile! La bile aiuta ad emulsionare i grassi e partecipa quindi al loro assorbimento nel piccolo intestino, svolge un ruolo importante per quanto riguarda l’assorbimento delle vitamine D, E, K e A, aiuta nell’eliminazione della bilirubina e neutralizza l’eccesso di acidità nello stomaco prima di arrivare a livello della sezione finale del piccolo intestino; la capacità  della colecisti di contenere la bile si aggira attorno ai 50 ml ma può aumentare in condizioni patologiche grazie alla capacità delle sue pareti di estendersi.

La colecisti dove si trova?

La colecisti si trova a livello della porzione anteriore del solco sagittale destro della faccia inferiore del fegato e viene comunemente divisa in tre porzioni le quali prendono il nome di fondo, corpo e collo (la parte più stretta che continua poi nel dotto cistico ovvero un canale che si unisce al dotto epatico per costituire il coledoco); dopo un pasto quando cioè abbiamo bisogno di digerire il cibo ingerito, ecco che la colecisti si contrae (grazie anche allo stimolo in particolare della colecistochinina CCK) e determina il passaggio della bile nell’intestino.

Punto dolente che riguarda la colecisti sono i calcoli, che causano molto dolore. A volte possono essere anche accompagnati da reflusso biliare. Si parla di reflusso biliare quando la bile sale verso lo stomaco e, in alcuni casi, anche nell’esofago. Il liquido biliare in eccesso causa un’infiammazione delle mucose gastriche ed esofagee provocando dolori all’addome e vomito.

Come intervenire?

Come ho già detto prima, ciò su cui è necessario intervenire è lo stile di vita e la nutrizione.
Innanzitutto, per trattare il problema relativo al processo infiammatorio, è indispensabile ridurre il consumo dei carboidrati raffinati, inserire la giusta quota proteica ai pasti, introdurre una giusta quantità di fibre sia solubili che insolubili in modo che tutti e tre questi elementi siano equamente ripartiti nella giornata, fare attività fisica soft in maniera costante, sono tutti elementi che sono di aiuto per il controllo dell’infiammazione. Anche bere acqua naturale abbondantemente e spesso durante il giorno aiuta a ripristinare i valori neutri del pH a livello delle pareti esofagee e anche a livello dello stomaco.   Vanno evitate inoltre le fritture, i cibi aciduli come agrumi, pomodoro, kiwi, vanno evitate sostanze come tè, caffè, menta e cioccolato, vanno evitati i cibi troppo caldi e troppo freddi.
La masticazione deve essere lenta e il cibo va masticato lentamente, in modo che il bolo alimentare non contenga elementi non correttamente digeriti, i quali rientrano tra le cause che provocano la maggiore produzione di acidi digestivi e l’innalzamento del grado infiammatorio.
La colazione deve essere più abbondante e la cena leggera, e non bisogna incorrere in fenomeni di digiuno i quali costituiscono la minaccia più temibile del reflusso acido lungo l’esofago. Inoltre, mai trascurare il sonno e soprattutto è importante dormire leggeri, senza aver mangiato in maniera eccessiva a cena, e soprattutto evitare di coricarsi sul lato destro in quanto si rischia più facilmente di avere la risalita degli acidi attraverso il cardias fino all’esofago.

E per quanto riguarda i rimedi naturali?
E’utile utilizzare innanzitutto il colostro, il primo latte materno che è in grado di ripristinare l’integrità della mucosa gastrica ed esofagea, uniti con elementi ricostituenti quali la vitamina D3 , i betaglucani, lo zinco: questi elementi sono essenziali per aiutare a migliorare la salute della barriera gastroesofagea compromessa dall’attività degli acidi. Inoltre sostanze quali l’alfa-galattosidasi, le amilasi, le cellulasi, le lattasi e le amilasi, l’estratto secco di semi di Fieno greco (Trigonella foenum-graecum L.) (che favorisce anche il controllo glicemico mediante diversi meccanismi d’azione) aiutano i processi digestivi e limitano l’eccessiva produzione di succhi acidi gastrici.

Dott. Francesco Garritano

Trovano la loro importanza nell’impiego del trattamento del reflusso gastroesofageo anche rimedi omeopatici come Kalium bichromicum 9 CH e Argentum nitricum 9 CH, assumendo di entrambi 3-4 granuli 3-4 volte nel corso della giornata lontano dai pasti modulando la frequenza in base al miglioramento ottenuto. Il Kalium bichromicum si utilizza in caso di gastrite mentre l’Argentum nitricum è utile in caso di reflusso gastroesofageo caratterizzato da frequenti eruttazioni acide.

Oltre a tutte le regole menzionate, alla masticazione lenta che svolge un’importante funzione nel miglioramento della digestione, riducendo la sintomatologia associata al reflusso, ci tengo a precisare che l’abbinamento di queste modifiche nutrizionali alla giusta attività fisica consente di ottimizzare i risultati nel trattamento per il reflusso, non solo nella fase acuta ma anche in maniera continuativa.

Dott. Francesco Garritano

Fonti bibliografiche:

  • Kellerman R et al. Gastroesophageal Reflux Disease. Prim Care. 2017 Dec;44(4):561-573.
  • Sogabe M. Influence of metabolic syndrome on upper gastrointestinal disease. Clin J Gastroenterol. 2016 Aug;9(4):191-202.
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