Sonno e fibromialgia, una correlazione molto importante: cause e gestione utile

Sonno e fibromialgia, una correlazione molto importante: cause e gestione utile

La fibromialgia è spesso associata a disturbi del sonno. Le persone con fibromialgia possono sperimentare problemi come il sonno interrotto, il sonno non riposante e l’insonnia. Questi problemi del sonno possono peggiorare i sintomi della fibromialgia, inclusi il dolore muscolare e la fatica. Allo stesso tempo, il dolore cronico e l’irritazione causati dalla fibromialgia possono rendere difficile per le persone ottenere un sonno di buona qualità. Parleremo dei motivi e della gestione alla base di questo problema.

Sonno e fibromialgia

La gestione del sonno è un aspetto importante della gestione della fibromialgia. Questo può includere l’adozione di abitudini di sonno sane, l’evitare stimolanti prima di andare a letto, il mantenimento di un ambiente di sonno confortevole e le pratiche anti-stress (yoga, meditazione, ecc).

In quanto caratterizzata da una disfunzione mitocondriale, la fibromialgia ha un’importante correlazione con la qualità del sonno. Le disfunzioni mitocondriali possono influenzare il sonno in diverse maniere. I mitocondri sono le strutture all’interno delle cellule che producono energia e quando i mitocondri non funzionano correttamente, il corpo potrebbe non essere in grado di generare energia in modo efficiente, influenzando la qualità del sonno.

La disfunzione mitocondriale può portare a una maggiore fatica e affaticamento, che, a sua volta, può influire sulla capacità di una persona di addormentarsi e mantenere un sonno di buona qualità.

È importante notare che la relazione tra disfunzioni mitocondriali e sonno è complessa e può variare in base alla specifica condizione e alla gravità della disfunzione.

Ora, mi preme parlare, nel contesto della sindrome fibromialgica, anche della serotonina e della dopamina: sono  dei  neurotrasmettitori  del Sistema Nervoso Centrale che modulano tutti i processi psicobiologici legati al comportamento, incluso l’umore, l’aggressività, la percezione, l’attenzione, la gratificazione, la memoria, l’appetito ma anche il ciclo sonno- veglia, le funzioni sessuali e la percezione del dolore.

Sistema serotoninergico e fibromialgia

I sistemi serotoninergico e noradrenergico sono due dei principali sistemi coinvolti nella modulazione non solo del dolore, ma anche del sonno, tant’è vero che fanno parte di quello che viene definito “sistema analgesico endogeno” e “sistema dell’omeostasi ipnica”.

Nell’infiammazione di tessuti il rilascio locale di serotonina sensitizza le fibre nervose periferiche che trasportano informazioni nocicettive al Sistema Nervoso Centrale. La serotonina è, inoltre, coinvolta nella modulazione di molti altri processi fisiologici e fisiopatologici come ad esempio l’aggregazione piastrinica e le funzioni del sistema cardiovascolare, il sistema gastrointestinale, la glicemia e il bilancio energetico, il metabolismo osseo, la respirazione, le funzioni sessuali e il ciclo sonno-veglia.

Sistema dopaminergico e fibromialgia

Un’altra area di ricerca è il collegamento della sindrome fibromialgica con le varianti del gene catecol-O-metiltransferasi (COMT). Il gene COMT codifica per un enzima che metabolizza le catecolamine (noradrenalina e dopamina); il gene COMT è un importante mediatore del metabolismo delle catecolamine come la dopamina, un ormone prodotto dal surrene nelle fasi di stress, ed è perciò un modulatore delle vie dopaminergiche, comprese quelle coinvolte nella trasmissione del dolore e delle fasi NON REM del sonno. Esso influenza pertanto le diverse modalità di percezione del dolore e la sensibilità, della profondità delle fasi del sonno e la sua alterazione sembra associata alla fibromialgia.

Sono state dimostrate e confermate alterazioni in senso negativo di tale neurotrasmettitore (in questo caso della dopamina), a riprova della origine della fibromialgia nel sistema nervoso centrale. Uno degli effetti della disfunzione dei neurotrasmettitori, e in particolare della dopamina in questo caso, è la iperattività del sistema nervoso neurovegetativo, che controlla con meccanismi riflessi numerosi funzioni dell’organismo tra cui la contrazione dei muscoli, ma anche la sudorazione, la vasodilatazione e la vasocostrizione; ciò comporta un ulteriore deficit di irrorazione sanguigna a livello muscolare con insorgenza di dolore, astenia e tensione, oltre che un livello aumentato di percezione degli stimoli.

Il deficit di triptofano nella fibromialgia

Ritornando alla serotonina, essa deriva da un precursore, il triptofano, un amminoacido essenziale che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare e che possiamo assumere solo con la dieta.

Da diverso tempo è nota la correlazione tra triptofano e fibromialgia, infatti uno studio del passato ha dimostrato che nelle persone con fibromialgia i livelli di triptofano sono ridotti, di conseguenza sono ridotti anche i livelli di serotonina con tutti gli effetti che ne conseguono, tra cui la carenza di sonno, lo stress.

Diverse sono le possibili cause della diminuzione dei livelli di triptofano nelle persone con fibromialgia. Questa diminuzione può essere dovuta a malassorbimento causato da patologie a livello intestinale, intolleranze alimentari, eccessiva proliferazione batterica a livello intestinale e infezioni che possono aumentare le richieste metaboliche di triptofano e vitamina B12.

A causa di questo deficit di serotonina alcuni dei farmaci di scelta utilizzati per il trattamento della fibromialgia sono gli antidepressivi ovvero dei farmaci che inibiscono la ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI) aumentandone quindi la concentrazione, i quali non sono assolutamente privi di effetti collaterali!

Serotonina e alimentazione

Con l’alimentazione è possibile contribuire a ristabilire i livelli di serotonina assumendo il suo precursore, ovvero il triptofano; in primis, però è necessario accertarsi di non avere patologie a livello intestinale che potrebbero alterarne l’assorbimento.

Per quanto riguarda il riequilibrio dei livelli di dopamina, è essenziale procedere mediante la pratica di attività fisica, che deve essere moderata e costante.

Alcuni degli alimenti contenenti triptofano sono la pappa reale, le mandorle dolci, la bieta cruda, le uova di gallina, gli anacardi, gli spinaci crudi, il fegato di bovino, le noci pecan, i fagioli freschi, la sogliola, il pesce gatto, le zucchine, il merluzzo, l’agnello, il tacchino, il miglio, la sarda, il pollo. Gli alimenti contenenti triptofano sono veramente tanti, nonostante le concentrazioni siano però ridotte è una buona abitudine introdurli nella propria alimentazione. Inoltre, è possibile integrare il triptofano con degli specifici integratori, che vadano a fornire all’organismo adeguati livelli di questo importante amminoacido da convertire successivamente in serotonina.

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Dott. Francesco Garritano

Riferimenti bibliografici:

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