In alcuni articoli vi ho già parlato, con dei toni non proprio positivi, in merito all’effetto della genisteina in alcuni processi infiammatori come la tiroidite di Hashimoto, ma non solo. In questo articolo, voglio parlarvi degli effetti che, invece, questa sostanza può avere su alcune patologie come l’osteoartrite. Buona lettura!
A proposito di soia e genisteina ho argomentato a iosa! Basta spulciare sul mio blog nella sezione “articoli” sul mio sito www.francescogarritano.it . Intanto, riprendiamo velocemente il discorso su cos’è la genisteina e quali sono i suoi effetti. La genisteina è un estrogeno naturale appartenente alla categoria degli isoflavoni di cui rappresenta la molecola più attiva ed efficace per la gestione dei cambiamenti della pelle delle donne in postmenopausa. Gli isoflavoni appartengono alla categoria dei fitoestrogeni, sostanze di origine vegetale strutturalmente e funzionalmente simili agli estrogeni prodotti dall’organismo (in modo particolare da quello femminile, dal momento che quello maschile ne produce quantitativi limitati). La genisteina è presente in abbondanza nei semi di soia e derivati fermentati dalla soia. La sua efficacia dipende da una struttura chimica simile all’estradiolo, estrogeno prodotto dall’ovaio nella fase fertile della vita della donna, che conferisce alla molecola un’azione simile agli estrogeni per la capacità di legarsi allo stesso recettore (cioè all’antenna radar da cui dipende l’attività della molecola all’interno della cellula). In particolare la genisteina si lega con elevata affinità ai recettori per gli estrogeni di tipo beta (ERb), abbondantemente presenti sulla pelle ed in particolare nei fibroblasti.
Un’azione ben nota della genisteina è legata alla prevenzione verso l’invecchiamento della pelle da radiazione solare (fotoinvecchiamento), per la potente azione antiossidante e di protezione nei confronti dei danni da UV. Da questa evidenza scientifica numerosi studi sono stati condotti nel valutare l’efficacia della genisteina come molecola anti-invecchiamento. È stato poi dimostrato che la genisteina stimola l’espressione di Ho-1, che è stata associata all’attivazione della via Nrf-2 nei condrociti umani. In un modello animale , è stato anche dimostrato che la genisteina attenua la progressione dell’osteoartrosi traumatica, in relazione ad osteoartrite.
Sicuramente molti tra voi conosceranno questo disturbo: l’osteoartrite è la forma più comune di artrite cronica. Questa condizione è stata collegata a peso eccessivo, lesioni e mutazioni genetiche. Essa comporta la progressiva distruzione della matrice extracellulare nella cartilagine articolare e nelle ossa, che porta a dolori articolari cronici, in particolare tra gli anziani. La degradazione della cartilagine articolare è causata da numerosi fattori, tra cui i cambiamenti biochimici correlati a deviazioni strutturali e metaboliche e uno squilibrio tra la sintesi e le vie di degradazione. Si ritiene che la patogenesi di questa condizione sia correlata all’infiammazione: infatti, numerose citochine infiammatorie sono coinvolte in processi patofisiologici associati all’osteoartrite, quali (Interleuchina) IL-6, IL-1β, IL-8 e fattore di necrosi tumorale-a (TNF-α). La via COX-2 / prostaglandina E2 (PGE2) è una delle vie comuni per indurre l’infiammazione. Quando un tessuto viene ferito o viene infettato, dalla patologia generale sappiamo bene che vengono subito attivata la via di COX-2. Quindi, il prodotto, PGE2 sarà rilasciato per indurre la risposta infiammatoria tra cui calore, dolore, arrossamento e gonfiore. La risposta indurrà un numero sempre maggiore di cellule immunitarie a colpire il tessuto danneggiato per aiutare la riparazione dei tessuti, tuttavia, in alcuni casi, ciò che succede è proprio la cronicizzazione del processo infiammatorio in alcune aree la cui convalescenza dall’evento infiammatorio non progredisce in tempi brevi oppure l’area è sottoposta a stress e stimoli che non producono benefici.
Età, trauma e obesità sono i principali fattori di rischio per la degenerazione di tale infiammazione in un processo cronicizzante. Il principale processo coinvolto nell’osteoartrite degenerativa è la produzione di fattori infiammatori e fattori di stress ossidativo da parte delle cellule nelle cavità articolari. La genisteina è un importante componente antitumorale dell’isoflavone che è stato dimostrato interagire con i recettori per gli estrogeni e ridurre l’incidenza di varie patologie: la struttura simile agli estrogeni della genisteina le consente di legarsi a tali recettori e come effetto finale si ha un’ottima linea di trattamento (ma anche preventiva), nei confronti dell’artrite reumatoide. È anche possibile che gli isoflavoni influenzino direttamente il metabolismo della cartilagine: infatti, i recettori degli estrogeni α e β sono presenti nella cartilagine delle articolazioni umane, il che indica che la cartilagine è anche un bersaglio dei modulatori del recettore degli estrogeni.
Quindi, in ambito reumatologico, l’uso della genisteina in caso di sclerodermie o nella prevenzione dei danni cartilaginei da osteoartrosi, e per il trattamento dell’osteoartrite, si è rivelato pienamente positivo. Attenzione però: cautela circa l’uso costante di alimenti a base di soia per l’infanzia; possibili sono le turbe dello sviluppo sessuale e somatico, interferenze sull’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi e sulla fisiologia del ciclo mestruale. I fitoestrogeni passano la barriera placentare e possono alterare la funzione di sviluppo delle ghiandole endocrine del feto e, come o annunciato a inizio articolo, possono interferire sulla funzione tiroidea per inibizione della tireoperossidasi e riduzione di assorbimento della tiroxina!
Dott. Francesco Garritano
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31137797