Osteoporosi e debolezza delle ossa: quando bisogna agire e quando invece è un falso allarme

Osteoporosi e debolezza delle ossa: quando bisogna agire e quando invece è un falso allarme

Oramai sono frequenti i pazienti che giungono in studio dicendomi, tra i vari argomenti della loro storia patologica, di avere l’osteoporosi e di stare male con le ossa. Ma se fossero indicazioni sbagliate e in realtà il soggetto non soffre di osteoporosi? Con il seguente articolo chiarirò meglio l’allarmismo che sta alla base di questo problema. Buona lettura!

L’esame a cui si sottopongono le persone per verificare la salute delle ossa è la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata). Con essa è possibile fare con precisione la diagnosi di osteopenia (una modesta demineralizzazione ossea, meno grave dell’osteoporosi) o osteoporosi (una demineralizzazione ossea più consistente, che comporta il rischio più o meno importante di fratture). La MOC descrive due risultati diversi (T-score e Z-score): il T-score valuta di quanto il valore in esame si differenzia da quello del campione di riferimento (soggetti sani dello stesso sesso e di età pari a 25-30 anni, ossia esaminati nel momento in cui si raggiunge il picco di massa ossea), quindi esso è la differenza, espressa in numero di “deviazioni standard”, fra il valore individuale osservato e il valore medio della popolazione sana di riferimento. Solitamente i valori di T-score compresi fra +1 e -1 indicano una mineralizzazione ossea nella norma. L’Organizzazione Mondiale della Sanità riferisce dei range precisi per la diagnosi di osteopenia, ossia quando il valore del T-score è inferiore a -1, e di osteoporosi quando il T-score è inferiore a -2.5. Lo Z-score ha un altro significato, indica di quanto il valore in esame si differenzia da quello di una popolazione sana di riferimento composta da soggetti dello stesso sesso e della stessa età del soggetto in esame.

E’ naturale  che i soggetti aventi una certa età, superiore a 40 anni, possano riscontrare diversità nella composizione ossea rispetto a un giovane di 20 anni, soprattutto se il divario di età diventa più ampio. Infatti, si ha che fino ai 30 anni i due valori coincidono, andando avanti nel tempo il valore dello Z-score di riferimento cala, perché l’osso perde un po’ della propria durezza andando avanti negli anni, restando comunque solido ed efficiente. Solamente la pratica clinica presente nella Svezia e nella Turchia hanno da sempre considerato solo lo Z-score, ovvero lo standard con le donne sane e soprattutto della stessa età, proponendo il trattamento farmacologico nel solo caso in cui i valori individuali fossero davvero al di sotto di questo valore. Se si considera esclusivamente il T-score, si dovrebbero proporre farmaci a tantissime persone, anche sane.

E’ necessario sapere ben interpretare i risultati della MOC prima di giungere a una diagnosi di demineralizzazione delle ossa, evitando di incorrere verso la somministrazione di farmaci spesso inutili e spesso anche dannosi, quando non vi è la necessità. La somministrazione di elevate quantità di calcio, sia a livello farmacologico che di integrazione, ricordiamo che è correlata a fattori di rischio: alcuni studi infatti testimoniano la correlazione tra alti livelli di calcio e demenza senile, tumore della prostata con la assunzione di calcio, tumori del seno con la durezza dell’osso.

Per esempio, mettendo a confronto una donna di età avanzata (considerando lo Z score) e un giovane (considerando lo T score) si rilevano alcuni risultati diversi, anche se la donna anziana, per la sua età, è messa bene con le ossa. Nel grafico diagnostico che mette in relazione l’età del paziente nell’asse delle ascisse e  i valori di BMD (densità minerale ossea), si rivelano delle fasce di valori standard entro cui dovrebbero rientrare i risultati: compare un’onda colorata in azzurro e blu, corrispondente al valore normale delle donne, e corrisponde al confronto con il punteggio Z (Z score). Molto spesso, anche se il valore risultato dalla MOC di una persona anziana ricade perfettamente nell’onda di riferimento, ma può essere un po’ inferiore, giustamente, alla norma, il responso finale implica che alla donna venga diagnosticata osteoporosi proprio perché il suo sia inferiore a quello minimo di un giovane sano (preso come standard di considerazione), e il punteggio assegnato (il T-score) sia decisamente basso. Oltre alla valutazione del T-score, quando si parla di diagnosi, le linee guida dicono che si può usare il criterio di una riduzione di 2,5 SD o più rispetto alla persona giovane (T-score), ma che la densità ossea può essere classificata anche in accordo con lo Z-score, che non deve essere minore di 2 SD e la persona cui ci si riferisce va descritta con una bassa densità ossea rispetto agli anni del paziente, mentre quelli che hanno una densità maggiore devono essere descritti come “all’interno del valore atteso per l’età”.

Si crea un allarmismo inutile, invitando la donna a prendere farmaci inutili, creando preoccupazione. Dobbiamo sapere che la vera osteoporosi si ha quando il valore dell’osso sta al di sotto dell’onda blu e azzurra. Al di fuori del valore di normalità delle donne normali.

Ma ora, invece, quali sono i fattori di rischio per chi presenta una situazione di osteoporosi? Essi possono comprendere età avanzata, storia di fratture gravi nella familiarità, precedenti fratture vertebrali, precedenti fratture da traumi minimi, fumo, artrite reumatoide, eccessivo uso di alcol, bassi livelli di vitamina D3, immobilità forzata, trattamenti farmacologici a base di cortisonici, anticoagulanti, alcuni antitumorali o inibitori ormonali e finalmente ANCHE bassi livelli di durezza ossea (misurata con la MOC).

Come agire sul problema dell’osteoporosi? E’ importante sottolineare che tra i fattori incidenti sulla demineralizzazione ossea abbiamo l’infiammazione da cibo e la produzione di BAFF, che sono tra gli elementi che possono stimolare l’attivazione degli osteoclasti, cellule deputate alla distruzione del tessuto osseo. Quindi, condurre uno stile di vita adeguato, fare attività fisica e controllare in modo sano la propria nutrizione, assicurare la calma insulinica, mantenere controllato lo stato di infiammazione nell’organismo, sono tra i fattori essenziali per assicurarsi una buona salute delle proprie ossa, e non solo. Ricordiamo inoltre che il calcio, invece che nei latticini (prodotti pro-infiammatori), si deve innanzitutto assumere nelle quantità giornaliere raccomandate, e si può trovare soprattutto nella verdura a foglia verde larga e nell’acqua minerale naturale, componenti della dieta che molto spesso si tende spesso a trascurare.

Dott. Francesco Garritano

 

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28492856

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