Endometriosi, sintomi, infertilità e corretto stile di vita

Endometriosi, sintomi, infertilità e corretto stile di vita

Francesco Garritano Nutrizionista, home, endometriosi

L’endometriosi: che cos’è?

Durante l’anamnesi diverse pazienti, sia per vergogna sia perché non sembra riguardare il mio campo, non mi parlano dei loro problemi riguardanti l’apparato riproduttivo femminile; uno fra questi l’endometriosi, un disturbo dovuto alla presenza di tessuto interno dell’utero, endometrio e stroma, in aree diverse dalla sua sede naturale (ad esempio tube di Falloppio, ovaie, vagina, retto e altri tratti dell’intestino).

Nel 20-25% dei casi l’endometriosi è una patologia asintomatica e viene diagnosticata in occasione di una laparoscopia eseguita per sterilità da causa inspiegata o di un intervento di laparotomia fatto per altre indicazioni (come ad esempio fibromi). Nei restanti casi le caratteristiche e la gravità della sintomatologia sono dovute alle reazioni del tessuto endometriale ectopico alle sollecitazioni ormonali tipiche del ciclo femminile; conseguenze più comuni di questa anomalia sono fortissimi dolori mestruali, eccessivo sanguinamento, forte dolore addominale anche cronico, infiammazione, pancia gonfia, stitichezza, sviluppo di tessuto cicatriziale al livello della parete intestinale, aderenze, subfertilità o infertilità, sofferenza psicologica e soprattutto dolori pelvici cronici, a volte così intensi da compromettere lo svolgimento delle normali attività quotidiane.

Sappiamo che vi è un stretto legame tra endometriosi ed alti livelli di estrogeni; questi ormoni, infatti, stimolano la proliferazione del tessuto endometriale. È una patologia di tipo infiammatorio e gli squilibri intestinali, come una disbiosi del microbiota, possono aggravare la sintomatologia, inoltre, è importante mantenere un corretto peso corporeo poiché un eccesso di tessuto, o meglio, organo adiposo porterà a un’eccessiva produzione di estrogeni che favorirà la proliferazione del tessuto endometriale.

 

Endometriosi e alimentazione

Possiamo agire con l’alimentazione? Certo, con l’alimentazione possiamo agire sull’equilibrio ormonale (controllo dei picchi glicemici e delle nomali secrezioni ormonali), sulla riduzione dello stato infiammatorio e dei radicali liberi, sul miglioramento dell’equilibrio intestinale (ripristino di una flora batterica favorevole).

Per tenere quanto più possibile sotto controllo infiammazione e dolore sono determinanti le nostre scelte alimentari visto il ruolo che il cibo ha nel sostenere o, al contrario, nel modulare i fenomeni infiammatori stessi.

In primo luogo è importantissimo evitare il “saliscendi dell’insulina, ormone che interviene per riportare sotto la soglia di sicurezza il livello degli zuccheri nel sangue, che è un insidioso fattore pro-infiammatorio oltre ad essere responsabile dello “immagazzinare gli zuccheri introdotti in eccesso sotto forme di grasso a livello del tessuto adiposo”, della variazione dell’umore con percezione di stanchezza, irritabilità, tristezza, calo di energie, scarsa concentrazione e coordinazione.

Per mantenere la calma insulinica è necessario evitare gli zuccheri semplici (zucchero aggiunto, dolcificanti e dolci vari), preferire a pasta e pane raffinati le loro versioni integrali (i cui zuccheri si assorbono meno rapidamente provocando un più graduale rialzo della glicemia), comporre i pasti con carboidrati e proteine in quantità equivalenti, in modo da ridurre l’indice glicemico dei primi (cioè la velocità con cui un alimento determina il rialzo degli zuccheri nel sangue), aumentare il consumo di fibre per nutrire correttamente la flora batterica intestinale (una disbiosi può aggravare la sintomatologia) per cui non dovrebbero mancare oltre ai cereali integrali anche i legumi (in particolare la soia, con i suoi fitoestrogeni utili per tamponare l’azione degli estrogeni circolanti nell’organismo femminile).

È consigliato, inoltre, preferire il consumo di cereali integrali naturalmente senza glutine (come quinoa, miglio, amaranto, grano saraceno) in quanto il glutine è in grado di irritare la mucosa intestinale già resa sensibile, ed a volte danneggiata, dall’endometriosi stessa; aumentare il consumo di pesce e di frutta a guscio (entrambi ricchi di omega 3 dalle dimostrate proprietà antinfiammatorie); limitare il consumo di prodotti caseari (latte e derivati) sia poiché spesso contengono significative concentrazioni di estrogeni (naturalmente presenti o artificialmente aggiunti) sia per il loro effetto di stimolazione insulinica; limitare l’uso di carne rossa; escludere dalla dieta i grassi idrogenati (detti anche grassi trans o trans – esterificati), presenti in molte marche di grissini, fette biscottate, biscotti, merendine, torte, nonché pop corn, patatine e simili e preferire il consumo di altri lipidi come l’olio extravergine di oliva (fonte di preziosa vitamina E) e l’olio di semi di lino a crudo (ricco di acidi grassi essenziali “buoni”) hanno proprietà antinfiammatorie.

In generale, è poi preferibile acquistare alimenti biologici, così da minimizzare l’introito di additivi, conservanti e soprattutto pesticidi: diverse evidenze, anche molto recenti, hanno dimostrato che possono interferire con il funzionamento delle ghiandole del corpo, incluse quelle sessuali, agendo cioè da interferenti endocrini.

In ultimo l’endometriosi, come altre patologie a componente infiammatoria, può essere influenzata e sostenuta da intolleranze alimentari pertanto correggere le ipersensibilità a determinati cibi, grazie a indicazioni alimentari individualizzate, conduce spesso a mitigare le manifestazioni dell’endometriosi ed a migliorare la qualità della vita.

 

A tutto questo bisogna poi aggiungere delle abitudini fondamentali quali: il muoversi con regolarità, il masticare lentamente imparando a poggiare la posata accanto al piatto tra un boccone e l’altro senza riprenderla fino a che il boccone non sia stato completamente masticato e deglutito, ciò comporterà un migliore processo digestivo consentendo agli enzimi salivari e successivamente a quelli gastrici di lavorare con maggiore facilità il bolo alimentare che abbiamo ingerito evitando rallentamenti digestivi, pesantezza, gonfiore e flatulenze. Non dobbiamo stancarci di masticare e scegliere nella nostra alimentazione quotidiana una adeguata quantità di cibi ricchi di fibra che ci diano il “senso di pienezza”.

 

Dott. Francesco Garritano

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