L’efficacia della vitamina D nella qualità della vita ed effetti sulla longevità

L’efficacia della vitamina D nella qualità della vita ed effetti sulla longevità

L’argomento che sto per presentarvi tratta la correlazione tra  livelli sierici di vitamina D e qualità di vita nell’uomo, anche in termini di longevità. Buona lettura!

La carenza di vitamina D e l’insufficienza della stessa sono una delle principali preoccupazioni per la salute in tutto il mondo. Il deficit di vitamina D (25 (OH) D <20 ng / mL) e l’insufficienza (25 (OH) D: 20-29 ng / mL) è stato associato a molte malattie croniche del sistema scheletrico, tra cui rachitismo, osteomalacia, osteoporosi, e malattie non scheletriche, tra cui malattie autoimmuni (ad esempio, sclerosi multipla, diabete di tipo 1, tiroidite di Hashimoto, fibromialgia), malattia infiammatoria intestinale (ad es. Morbo di Crohn), infezioni (come infezioni del tratto respiratorio superiore), immunodeficienza, malattie cardiovascolari (ad es. cardiopatia ischemica, ipertensione, insufficienza cardiaca, morte cardiaca improvvisa), cancro (es. cancro del colon, carcinoma mammario, linfoma non Hodgkin) e disturbi neurocognitivi (es. malattia di Alzheimer). Inoltre alcuni studi hanno suggerito che sia i livelli bassi che i più alti 25 (OH) D sono associati ad un aumentato rischio di mortalità.

Alcune ricerche condotte nel dicembre 2013 hanno riportato una meta-analisi di un certo numero di studi randomizzati che hanno valutato la supplementazione di vitamina D a breve e a lungo termine sulla mortalità complessiva. Hanno dimostrato che in 13 studi randomizzati condotti per tre anni o più, l’integrazione di vitamina D riduce la mortalità per tutte le cause di un significativo 6%. Quindi la valutazione di questi studi ha indicato che l’integrazione a lungo termine di vitamina D (ad es. 800 UI al giorno) è efficace nel ridurre la mortalità complessiva, a patto che essa venga assunta per più di tre anni in modo costante. Infatti, negli studi randomizzati controllati in cui la vitamina D3 (range di dosaggio: 10-6000 UI / die) è stata somministrata senza alcun ulteriore trattamento, si è dimostrato che la vitamina D3 ha ridotto significativamente la mortalità 11%.

Quali sono le cause per cui si può avere la carenza di vitamina D? Può essere dovuta a una produzione insufficiente della stessa da parte della pelle dovuta all’esposizione al sole, a un apporto alimentare inadeguato, ma anche per una predisposizione genetica. In uno studio danese, infatti, si è dimostrato che alcune varianti genetiche sono in correlazione con uno stato di vitamina D basso. L’ospedale universitario di Copenaghen ha esaminato 96.000 danesi in possesso delle varianti genetiche associate ai livelli di 25 (OH) D in tre coorti (Copenhagen City Heart Study, Copenhagen General Population Study e Copenhagen Ischemic Heart Disease Study), e si è visto che i geni associati a bassi livelli di 25 (OH) D <8 ng / mL (<20 nmol / L) hanno causato un rischio di mortalità del 30% più alto e un rischio maggiore del 40% di decessi per cancro. Questo perché varianti genetiche negli alleli per 7-deidrocolesterolo-reduttasi (DHCR7) e vitamina D-25-idrossilasi CYP2R1 sembra essere la causa.

Una maggiore attenzione dovrebbe essere prestata alla carenza di vitamina D nella pratica medica e nutraceutica. I risultati di questi studi raccomandano di migliorare l’intake della vitamina D nei bambini e negli adulti mediante non solo un approccio sano all’esposizione alla luce solare, ma anche e soprattutto con il consumo di alimenti contenenti vitamina D e con l’integrazione della stessa in modo costante, per avere benefici e miglioramenti in termini di qualità di vita e longevità.

 

Dott. Francesco Garritano

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