Tiroide ed alimentazione: tutto ciò da sapere per mantenersi in salute!

Tiroide ed alimentazione: tutto ciò da sapere per mantenersi in salute!

Tiroide, patologie tiroidee ed alimentazione: c’è una relazione che lega queste due cose? E come fare per stare meglio? Buona lettura!

Tiroide ad alimentazione: introduciamo il discorso

Ogni patologia tiroidea ha un suo protocollo da seguire per quanto riguarda l’aspetto alimentare, perché i parametri da considerare sono diversi. Ciascun protocollo si basa sul controllo dei segnali endocrini: i segnali sono gli ormoni che dalla periferia comunicano le informazioni a livello del sistema centrale. Uno di questi è la leptina, che regola anche il funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide. Questa è un ormone secreto dal tessuto adiposo e consente l’attivazione dei suoi recettori a livello ipotalamico, che stimola la liberazione del TRH, il quale agisce sull’ipofisi che libera a sua volta il TSH, ormone stimolante la ghiandola tiroidea a secernere T3 e T4. Se il flusso della leptina è regolare, riesce ad attivare l’asse, quando non lo è, invece, si ha un rallentamento della ghiandola che comporta diverse conseguenze, come ad esempio, la poliabortività , ecc.

Se mangiamo poco e male, la leptina non avrà un flusso regolare e non attiverà l’ipotalamo, rallentando il funzionamento della tiroide, generando una condizione di ipotiroidismo e rallentando anche il metabolismo, per cui si tenderà a mettere peso e la temperatura corporea sarà più bassa del solito. Consentendo un flusso regolare di leptina è possibile riportare in equilibrio l’asse tiroideo; ma come fare? Questa viene disturbata dagli interferenti endocrini come lo stress, l’infiammazione da cibo (o food sensitivities), gli zuccheri semplici, gli edulcoranti, le farine raffinate, che non consentono l’equilibrio omeostatico dell’asse tiroideo, che dovranno essere eliminati, accoppiandoli ad una dieta di segnale del tipo anti-infiammatorio.

Apparato digerente, autoimmunità e tiroide

Innanzitutto vediamo di capire la relazione tra apparato digerente, autoimmunità e tiroide. I batteri che albergano nel nostro intestino prendono parte a numerosi eventi relazionati anche ad un quadro patologico, che vanno dall’obesità alle malattie infiammatorie intestinali fino alla sclerosi multipla, tanto per dirvene alcune. Da qui si comprende come l’influenza degli stessi sulle ghiandole del nostro organismo è rilevante. Parlo spesso di tiroide e lo sapete già, e quello che voglio mettere in luce è proprio la correlazione tra patologie tiroidee e intestino non ben funzionante: subentra sempre la flora batterica in disbiosi, ovvero in cattivo equilibrio tra presenza di batteri sani e batteri patogeni, a sfavore dei primi!

Si è visto, mediante un’attenta esame di coltura fecale, che sono stati rilevati bassi livelli di bifidobatteri e lactobacilli contro un elevato numero di batteri da Enterococco in alcuni soggetti affetti da ipertiroidismo, evidenziando quindi il collegamento fra tiroide e microbiota intestinale. Mentre, interessandoci dei soggetti colpiti da tiroide poco funzionante, con ipotiroidismo, e ricordandoci che questo tipo di patologia è associata ad un’importante componente autoimmune, si è visto comunque lo stesso collegamento, dato che l’alterazione del microbiota intestinale ha ugualmente un ruolo fondamentale nelle malattie autoimmuni. Tutto ciò è stato approvato scientificamente mediante numerosi esperimenti su campioni biologici vivi con forti conferme di quanto ho scritto sopra.

Quando si parla di disbiosi… attenzione!

Prima di prendere i probiotici, dobbiamo accertarci che non siamo in disbiosi! Vediamo di capire meglio…
Ora è importante sottolineare un altro aspetto, sempre in collegamento con l’asse endocrino-intestinale: affinché le ghiandole del nostro organismo funzionino bene, è necessario che vi sia un buon assorbimento intestinale dei nutrienti. Infatti, elementi come lo iodio e il selenio, fondamentali per la salute della tiroide, vengono assorbiti dall’organismo tramite i villi intestinali, che sono la struttura funzionale di assorbimento che caratterizza l’intestino. Quando si presenta un’infiammazione intestinale, come per esempio nella disbiosi, i villi si atrofizzano e non sono più in grado di assorbire nutrienti essenziali per l’organismo umano.

Cos’è che causa le condizioni patologiche delle ghiandole? Il Liposaccaride (LPS), che fa parte proprio dei batteri patogeni presenti in quantità anomale nella disbiosi intestinale. Esso è un componente della parete cellulare dei batteri. Nel momento in cui l’intestino diventa permeabile, l’LPS può infiltrarsi nel flusso sanguigno danneggiando la tiroide. Come agisce l’LPS? Va a diminuire uno speciale enzima, l’enzima deiodinasi, che è deputato alla produzione di T3 libero che va in circolo, la forma attiva dell’ormone tiroideo (perché T4 è la forma inattiva dell’ormone). Mentre, contrariamente, la metabolizzazione degli acidi biliari prodotti nella cistifellea da parte dei batteri intestinali aumenta l’attività di questo enzima.

Abbiamo quindi capito che il modo in cui funziona la nostra tiroide dipende fortemente anche dai recettori presenti nel nostro organismo: l’LPS inibisce la ricezione di questi segnali specialmente nel fegato. L’LPS non fa solo questo di negativo: induce anche l’aumento dell’assorbimento dello iodio nella stessa tiroide. Ciò non è un effetto positivo come potrebbe apparire, in quanto lo iodio è sicuramente necessario al funzionamento del sistema endocrino ma il suo eccesso, specialmente in concomitanza con la carenza di selenio, può contribuire allo sviluppo della tiroidite di Hashimoto, come ho ampiamente spiegato nel mio testo uscito di recente “La dieta anti-infiammatoria”.

Normoproteicità e normocaloricità per la tiroide!

I principi di questo innovativo stile di vita possono essere applicati in qualsiasi tipo di patologia riguardante la tiroide, in particolar modo nell’ipotiroidismo , ovvero quando il funzionamento della ghiandola rallenta. Ciò perché la normoproteicità, ovvero l’assunzione di adeguate quantità di proteine nella dieta, la normocaloricità, quindi il giusto apporto di calorie nella dieta al contrario delle diete ipocaloriche che invece rallentano l’asse tiroideo, infine, l’attività fisica costante sono requisiti indispensabili per l’attivazione degli assi metabolici. Infatti, in caso di ipotiroidismo è importante fare una buona colazione, abbondante, associando carboidrati integrali, proteine di qualità e fibre di frutta e verdura, elementi che dovranno essere accoppiati all’interno di ogni piatto per ogni pasto che dovrà seguire la crononutrizione, per cui il pranzo dovrà essere intermedio e la cena leggera. Considerando l’utilità dello iodio nella sintesi degli ormoni tiroidei, è consigliabile, per evitare che la ghiandola tiroidea non abbia sufficiente quantità del minerale introdotto tramite la dieta, sono da evitare i cibi che lo chelano, come la soia o le crucifere, che se crude hanno alto potere gozzigeno.

Al contrario, nel caso di ipertiroidismo non si deve assumere iodio (né sotto forma di sale iodato e né tramite l’assunzione di alghe) per evitare la sovrastimolazione della ghiandola, ma aggiungere all’alimentazione quotidiana i cibi che lo chelano, che solitamente vengono eliminati o limitati nel caso dell’ipotiroidismo, sempre mantenendo lo stesso principio della dieta anti-infiammatoria. Infatti, anche se l’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide funziona maggiormente, quindi è in grado di disperdere energia sotto forma di calore accelerando il metabolismo, bisognerà mantenere sempre l’omeostasi corporea equilibrando il funzionamento dell’asse.

Come mangiare meglio per la salute intestinale e della tiroide

A questo punto, per mantenere in buona salute l’intestino e la tiroide, è necessario procedere con una buona alimentazione e con lo stile di vita! Come? Bisogna considerare molte accortezze, le principali sono di seguito elencate:

  • Eliminare zuccheri, edulcoranti e farine raffinate dalla dieta;
  • Gestire lo stress;
  • Individuare le infiammazioni da cibo e gestirle;
  • Colazione abbondante, pranzo intermedio, cena leggera;
  • Associare proteine, carboidrati integrali e fibre ad ogni pasto;
  • Valutare l’adeguata assunzione di iodio nella dieta;
  • Attività fisica costante;
  • Evitare il consumo di gozzigeni, che limitano la funzionalità tiroidea;
  • Evitare di assumere cibi infiammatori, preferendo invece cibi ricchi di nutrienti per aiutare l’intestino a guarire e restare sano;
  • Assumere alimenti ricchi di fibre, in quanto i batteri intestinali sono in grado di fermentare le fibre e produrre acidi grassi a corta catena che a loro volta inibiscono alcuni enzimi aumentando i recettori tiroidei;
  • Utilizzare cibi fermentati, come ho parlato dell’articolo in merito all’argomento;

Ovviamente, ogni protocollo alimentare deve essere personalizzato al quadro clinico del soggetto in questione, ricordando che la dieta è personalizzata e il ruolo dello specialista in nutrizione è essenziale prima di “fare di testa propria”!

Inoltre, non è tutto! Potrete scaricare l’opuscolo che ho dedicato per voi proprio nella sezione dedicata in fondo alla Newsletter!

Dott. Francesco Garritano

Fonti bibliografiche:

  • Köhling HL et al. The microbiota and autoimmunity: Their role in thyroid autoimmune diseases. Clin Immunol. 2017 Oct;183:63-74.
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