Che ruolo ha l’infiammazione e il processo autoimmune nell’endometriosi?

Che ruolo ha l’infiammazione e il processo autoimmune nell’endometriosi?

I problemi di colore “rosa” molto spesso vengono omessi durante la fase di anamnesi: come ad esempio l’endometriosi, un problema di non poca rilevanza che può interessare il sesso femminile. Con questo articolo voglio parlarvi circa il problema dell’endometriosi che può essere associato a patologie infiammatorie e all’autoimmunità. Buona lettura!

Endometriosi, un problema “rosa”

Quante volte durante l’anamnesi mi capitano delle pazienti che soffrono di endometriosi, e molte volte neanche ne parlano liberamente: molti tra voi conosceranno la patologia, l’endometriosi è una malattia femminile, determinata dall’accumulo anomalo di cellule endometriali fuori dall’utero. Solitamente le cellule endometriali dovrebbero trovarsi all’interno di esso. Questa anomalia determina nel corpo infiammazione cronica dannosa per l’apparato femminile, che si manifesta tramite forti dolori e sofferenze intestinali. Vi è quindi presenza di tessuto interno dell’utero, endometrio e stroma, in aree diverse dalla sua sede naturale (ad esempio tube di Falloppio, ovaie, vagina, retto e altri tratti dell’intestino).

Come si riconosce l’endometriosi?

In una percentuale bassa di casi, l’endometriosi è una patologia asintomatica e viene diagnosticata in occasione di una laparoscopia eseguita per sterilità da causa inspiegata o di un intervento di laparotomia fatto per altre indicazioni (come ad esempio fibromi). Nei restanti casi le caratteristiche e la gravità della sintomatologia sono dovute alle reazioni del tessuto endometriale ectopico alle sollecitazioni ormonali tipiche del ciclo femminile; conseguenze più comuni di questa anomalia sono fortissimi dolori mestruali, eccessivo sanguinamento, forte dolore addominale anche cronicoinfiammazione, pancia gonfia, stitichezza, sviluppo di tessuto cicatriziale al livello della parete intestinale, aderenze, subfertilità o infertilità, sofferenza psicologica e soprattutto dolori pelvici cronici, a volte così intensi da compromettere lo svolgimento delle normali attività quotidiane.

Sappiamo che vi è un stretto legame tra endometriosi ed alti livelli di estrogeni; questi ormoni, infatti, stimolano la proliferazione del tessuto endometriale. È una patologia di tipo infiammatorio e gli squilibri intestinali, come una disbiosi del microbiota, possono aggravare la sintomatologia, inoltre, è importante mantenere un corretto peso corporeo poiché un eccesso di tessuto, o meglio, organo adiposo porterà a un’eccessiva produzione di estrogeni che favorirà la proliferazione del tessuto endometriale.

L’endometriosi è una patologia autoimmune? L’infiammazione non è una prova però…

L’endometriosi è una malattia autoimmune? Probabilmente no. Forse solo per coincidenza, essendo molto diffusa, si trova a coesistere con altre patologie autoimmuni (come il lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide e la tiroidite autoimmune). In realtà, all’endometriosi manca una caratteristica fondamentale delle patologie autoimmuni: non ha un autoanticorpo specifico da misurare. E non risponde ad alcun trattamento noto per l’autoimmunità.

Nelle donne con endometriosi, nel liquido peritoneale (PF) si trovano alti livelli di fattori angiogenici e citochine infiammatorie. Lo sviluppo dei vasi sanguigni delle lesioni dipende da due processi: vasculogenesi e angiogenesi. La vasculogenesi è mediata dal reclutamento e dall’incorporazione delle cellule progenitrici endoteliali (EPC) derivate dal midollo osseo nei vasi sanguigni proliferanti nelle lesioni endometriosiche. Il reclutamento di EPC derivate da BM è facilitato dal fattore derivato dalle cellule stromali (SDF-) 1. Fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF) e altri fattori angiogenici tra cui interleuchina- (IL-) 6, IL-8 e fattore di necrosi tumorale- (TNF-) alfamediano il processo di angiogenesi attivando lo switch angiogenico delle cellule endoteliali. La produzione locale di estradiolo da parte della lesione mantiene l’espressione di VEGF e promuove la produzione di VEGF e della proteina chemiotattica dei monociti (MCP-) 1 da parte dei macrofagi. Nelle donne con endometriosi, la citotossicità delle cellule natural killer (NK) è ridotta, il che può essere dovuto all’aumentata espressione di IL-10 nel PF. Le cellule dendritiche immature (DC) esprimono VEGFR-2 sulla superficie e quindi sono teorizzate per svolgere un ruolo nell’angiogenesi interagendo con VEGF.

Endometriosi e autoimmunità tiroidea

Può essere correlata l’endometriosi a patologie tiroidee su base autoimmune? Il lavoro di alcuni ricercatori, che ho pubblicato in letteratura bibliografica,  ha studiato il potenziale legame fisiopatologico tra endometriosi e disturbi della tiroide. Prima di addentrarmi nella questione, voglio chiarirvi una differenza: in medicina, l’endometrio situato laddove non dovrebbe esserci prende il nome di endometrio ectopico o tessuto endometriale ectopico, al contrario, si parla di tessuto endometriale eutopico. Le trascrizioni e le proteine ​​coinvolte nel metabolismo tiroideo sono disregolate nell’endometrio eutopico ed ectopico dei pazienti endometriotici, portando alla resistenza dell’endometrio ectopico all’azione della triiodotironina (T3) e all’accumulo locale di tiroxina (T4). L’ormone tiroideo stimolante (TSH) funge da ormone proliferativo e proossidativo su tutti gli endometri dei pazienti e dei controlli dell’endometriosi, mentre T3 e T4 agiscono per aumentare specificamente la proliferazione delle cellule endometriali ectopiche e la produzione di ossigeno reattivo (ROS). Gli studi hanno confermato i dati ottenuti in vitro da quando si è scoperto che gli impianti endometriotici erano più grandi quando gli ormoni tiroidei aumentavano. Da ciò, si arriva alla conclusione che i pazienti che soffrono di patologie tiroidee su base infiammatoria, con relativo problema di endometriosi, vedono aumentare i propri sintomi relativi ad endometriosi, dolore pelvico, aumento di infiammazione, per i meccanismi sopra riportati.

Endometriosi e alimentazione

Quando si parla di dieta per l’endometriosi significa scegliere un regime alimentare che contribuirà in maniera determinante alla riduzione dei dolori e dell’infiammazione.

L’obiettivo del piano dietetico è quello di migliorare la risposta insulinica e la sintomatologia globale dell’endometriosi, attraverso la combinazione di cibi antifiammatori, disintossicanti e liberi di ormoni, noti per essere la benzina che fa avanzare la patologia.

Si consiglia di aumentare le fibre sino al 20 – 30% nei pasti pertanto aumentare il consumo di:

  • Verdure: contengono moltissime fibre e puliscono l’organismo, sono antiossidanti;
  • Cereali integrali senza glutine: abbassano il picco glicemico e contengono molte fibre;
  • Frutta: è piena di vitamine e fibre;

Un aumentato consumo di acidi grassi omega 3 promuove la produzione della prostaglandina PGE1 che riduce il livello di infiammazione addominale determinato dalla endometriosi. Si consiglia un incremento di consumo nella dieta di:

  • Pesce azzurro
  • Salmone e tonno
  • Olio di Oliva
  • Avocado
  • Semi: chia, di zucca.

La carne rossa è da ridurre al minimo, va preferita la carne bianca di origine e allevamento controllato. Vanno evitati alcohol, caffeina, prodotti contenenti soia: (salsa di soia, tofu, seitan, edamame..) per il loro contenuto in fitoestrogeni, farine bianche e prodotti da forno raffinati, avena e segale per il loro alto contenuto di estrogeni.

Quindi, con l’alimentazione possiamo agire sull’equilibrio ormonale (controllo dei picchi glicemici e delle nomali secrezioni ormonali), sulla riduzione dello stato infiammatorio e dei radicali liberi, sul miglioramento dell’equilibrio intestinale (ripristino di una flora batterica favorevole).

Per tenere quanto più possibile sotto controllo infiammazione e dolore sono determinanti le nostre scelte alimentari visto il ruolo che il cibo ha nel sostenere o, al contrario, nel modulare i fenomeni infiammatori stessi.

In primo luogo è importantissimo mantenere la calma insulinica. Per mantenere la calma insulinica è necessario evitare gli zuccheri semplici (zucchero aggiunto, dolcificanti e dolci vari), preferire a pasta e pane raffinati le loro versioni integrali (i cui zuccheri si assorbono meno rapidamente provocando un più graduale rialzo della glicemia), comporre i pasti con carboidrati e proteine in quantità equivalenti, in modo da ridurre l’indice glicemico dei primi (cioè la velocità con cui un alimento determina il rialzo degli zuccheri nel sangue), aumentare il consumo di fibre per nutrire correttamente la flora batterica intestinale (una disbiosi può aggravare la sintomatologia).

È consigliato, inoltre, preferire il consumo di cereali integrali naturalmente senza glutine (come quinoa, miglio, amaranto, grano saraceno) in quanto il glutine è in grado di irritare la mucosa intestinale già resa sensibile, ed a volte danneggiata, dall’endometriosi stessa; aumentare il consumo di pesce e di frutta a guscio (entrambi ricchi di omega 3 dalle dimostrate proprietà antinfiammatorie); limitare il consumo di prodotti caseari (latte e derivati) sia poiché spesso contengono significative concentrazioni di estrogeni (naturalmente presenti o artificialmente aggiunti) sia per il loro effetto di stimolazione insulinica; limitare l’uso di carne rossa; escludere dalla dieta i grassi idrogenati (detti anche grassi trans o trans – esterificati), presenti in molte marche di grissini, fette biscottate, biscotti, merendine, torte, nonché pop corn, patatine e simili e preferire il consumo di altri lipidi come l’olio extravergine di oliva (fonte di preziosa vitamina E) e l’olio di semi di lino a crudo (ricco di acidi grassi essenziali “buoni”) hanno proprietà antinfiammatorie.

In generale, è poi preferibile acquistare alimenti biologici, così da minimizzare l’introito di additivi, conservanti e soprattutto pesticidi: diverse evidenze, anche molto recenti, hanno dimostrato che possono interferire con il funzionamento delle ghiandole del corpo, incluse quelle sessuali, agendo cioè da interferenti endocrini.

In ultimo l’endometriosi, come altre patologie a componente infiammatoria, può essere influenzata e sostenuta da intolleranze alimentari pertanto correggere le ipersensibilità a determinati cibi, grazie a indicazioni alimentari individualizzate, conduce spesso a mitigare le manifestazioni dell’endometriosi ed a migliorare la qualità della vita. 

Integratori e nutrienti fondamentali?

Esistono componenti essenziali che aiutano notevolmente la riduzione della malattia. Questi componenti sono talvolta difficili da trovare in alta concentrazione nei cibi. Esistono tuttavia integratori contenenti i seguenti componenti:

  • Vitamina D
  • Omega 3
  • Omega 6
  • Curcuma
  • Quercetina
  • Partenio
  • Nicotinamide
  • Metifolato di calcio

 

A tutto questo bisogna poi aggiungere delle abitudini fondamentali quali: il muoversi con regolarità, il masticare lentamente imparando a poggiare la posata accanto al piatto tra un boccone e l’altro senza riprenderla fino a che il boccone non sia stato completamente masticato e deglutito, ciò comporterà un migliore processo digestivo, consentendo agli enzimi salivari e successivamente a quelli gastrici di lavorare con maggiore facilità il bolo alimentare che abbiamo ingerito evitando rallentamenti digestivi, pesantezza, gonfiore e flatulenze. Non dobbiamo stancarci di masticare e scegliere nella nostra alimentazione quotidiana una adeguata quantità di cibi ricchi di fibra che ci diano il “senso di pienezza”.

Dott. Francesco Garritano

Fonte bibliografica:

  • Parazzini F et al. Diet and endometriosis risk: a literature review. Reprod Biomed Online. 2013 Apr;26(4):323-36.
  • Peyneau M. et al., Ruolo della disimmunità tiroidea e ormoni tiroidei nell’endometriosi. Proc Natl Acad Sci US A. 2019 11 giugno; 116 (24): 11894-11899.
  • Ahn SH, Monsanto SP, Miller C, Singh SS, Thomas R, Tayade C. Fisiopatologia e disfunzione immunitaria nell’endometriosi. Biomed Res Int . 2015;2015:795976. 
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