Carenze di zinco e vitamine A e C riducono l’attività delle cellule T natural killer, mentre la supplementazione di vitamina C e zinco ha migliorato la loro funzione. La vitamina D ha anche mostrato azione protettiva nell’invasione dell’epitelio intestinale da parte di microbi. Infatti la carenza di vitamina D è stata ritrovata nell’82% di pazienti con patologie infiammatorie dell’intestino; in particolare uno studio recente ha dimostrato che l’integrazione di vitamina D3 ha ridotto il TNF α.
Lo zinco è coinvolto nel controllo della replicazione e trascrizione del DNA e controlla la trasduzione del segnale in seguito ad attivazione delle cellule T.
La carenza di selenio riduce la produzione di anticorpi, mentre l’integrazione migliora le risposte delle cellule T e aumenta la sintesi di anticorpi. Ѐ noto anche per i suoi effetti antiossidanti.
La carenza di ferro porta a una risposta proliferativo difettosa delle cellule T e ad una ridotta produzione di citochine da parte dei linfociti. Da notare che il ferro, però, ha anche dimostrato di aumentare l’incidenza di patologie infiammatorie intestinale e carcinogenesi aumentando lo stress ossidativo.
Altri nutrienti spesso studiati nell’immunonutrizione sono arginina, glutammina (importante anche per ristabilire l’integratà della parete intestinale che, come vedremo, se alterata ha conseguenze negative anche sulla risposta immunitaria), amminoacidi a catena ramificata, acidi grassi omega-3 in grado di modulare le cellule del sistema immunitario e la produzione di citochine pro e antinfiammatorie.
Valutiamo in maniera più approfondita il ruolo di questi nutrienti nel modulare la risposta immunitaria.
La vitamina D: un modulatore del sistema immunitario
Approfondiamo meglio il ruolo della vitamina D. Essa è conosciuta principalmente per regolare il metabolismo di calcio e fosforo, quindi la si conosce per il suo ruolo nella formazione ossea. In realtà è in grado di modulare anche la risposta immunitaria sia innata ce adattativa agendo su monociti, macrofagi, cellule dendritiche, linfociti T e B. La vitamina D, ormai riconosciuta più come ormone, viene sintetizzata maggiormente dalla pelle tramite esposizione al sole, ma vi sono anche alcune fonti alimentari come vedremo. La sua azione avviene in seguito al legame con i suoi recettori (VDR), i quali, una volta attivati, interagiscono con i recettori per i retinoidi (RXR). I VDR sono stati identificati in ossa, pelle, intestino, reni, cervello, occhi, cuore, pancreas, tessuto adiposo, tiroide, surrene ed anche nelle cellule del sistema immunitario.
Ad esempio monociti e macrofagi sono importanti cellule della risposta immunitaria innata e la vitamina D è in grado di indurre differenziazione di monociti e migliorare il movimento e la capacità di fagocitare dei macrofagi.
A livello delle cellule dendritiche uno studio del 2010 ha dimostrato che la vitamina D ha aumentato l’espressione del recettore del mannosio, una molecola coinvolta nella captazione dell’antigene di agenti patogeni ed è anche in grado di modulare la produzione di citochine che guidano la differenziazione di cellule Th1 e Th17, migliorando il rilascio di citochine antinfiammatorie e inibendo quello delle citochine pro-infiammatorie come TNF-alfa, IL-1, IL-6, IL-8, IL-12.
La vitamina D ha anche dimostrato di modulare la proliferazione, la differenziazione e la produzione di anticorpi da parte di linfociti B. La teoria sull’azione sul sistema immunitario della vitamina D è che questo non dipenda dalla concentrazione a livello sistemico ma dalla presenza nelle cellule immunitarie di enzimi che metabolizzano la vitamina D dalla forma inattiva a quella attiva, esplicando così la sua funzione di modulazione sul sistema immunitario. Ѐ importante notare però che la suscettibilità delle cellule immunitarie, come monociti e macrofagi, alla vitamina D dipende strettamente dal grado di differenziazione/maturazione delle cellule.
Le concentrazioni, in particolare la carenza di vitamina D sono, quindi, strettamente correlati a malattie autoimmuni, malattie infiammatorie croniche intestinali.
Vitamina A
Come abbiamo visto, il recettore della vitamina D, per agire, interagisce con il recettore per i retinoidi (VDR-RXR) quindi anche la vitamina A ha un importante ruolo nel modulare il sistema immunitario. La vitamina la prendiamo, attraverso la dieta, sotto forma di retinolo, esteri retinoici e beta-carotene (dalle fonti vegetali). Questi subiscono azione di recettori (RALDH) e vengono attivati in forma di acido 9-cis retinoico e retinale. Questo recettore lo ritroviamo espresso anche a livello intestinale come nelle placche del Peyer, nei linfociti intraepiteliali e in quelli mesenterici, in cui migliora l’attività delle cellule dendritiche e delle cellule T regolatorie dove aiuta nella produzione di IgA con ruolo protettivo.
I metaboliti della vitamina A migliora l’attività delle cellule T e B; inoltre, in presenza di TNF l’acido retinoico migliora la maturazione delle cellule dendritiche